Nonostante questo Don Ciotti si definisce un piccolo uomo, una persona come tante altre, che cerca di mettere in pratica ció che realmente significa legalità. Si, perchè oggi la parola legalità viene abusata, si parla di “una legalità malleabile e sostenibile che puó essere modificata a seconda dei casi.”
Ma la legalità non si può adattare alle situazioni. “È una saldatura tra la responsabilità individuale, ovvero l’Io, e la giustizia sociale, cioè il Noi.” Senza queste due componenti essa diventa pura facciata svuotandosi del suo significato più profondo. È per questo che prima di educarci ed educare alla legalitá dobbiamo educarci alla responsabilità.
Si arriva poi alla parte della mafia, perchè tutto ciò non può che portarci a parlare del cancro di questo paese, ovvero ciò che per antonomasia si colloca nel mondo dell’illegalità.
Parlando di mafia spesso si è portati a dire che è un problema solo ed esclusivamente del Sud Italia, ma in realtà per citare Don Ciotti “oggi le mafie ce le troviamo in tavola”. Si, perché le mafie, in questo tempo di crisi economica e finanziaria, rifioriscono e investono in qualsiasi settore, uno tra tutti quello agroalimentare. Si stima che ci siano 5000 ristoranti in mano a organizzazioni criminali in tutta Italia. Da nord a sud!
Secondo il fondatore di Libera “il vero problema non sono solo i poteri illegali ma anche i poteri legali che si muovono nell’ombra illegalmente. C’ è una mafiositá diffusa che é il problema principale oltre a quello economico.” La mafiositá che intende Don Luigi é il senso di deresponsabilizzazione che investe le persone, l’idea che per tutte le cose ci sarà qualcuno che le potrá fare al posto nostro, il delegare ad altri la nostra responsabilitá di uomini e cittadini e l’incapacità di rendersi conto che le mafie sono infiltrate in molti ambiti della società. La mafia non distingue tra Nord, Centro e Sud ma agisce dove è consapevole di poter trarre guadagno.
Perciò in questo momento serve una continua ricerca della verità.
“Non basta commuoversi, bisogna muoversi” é questa la frase che abbiamo sentito riecheggiare molte volte nel corso della serata. Non basta stare fermi a guardare, piangere o ricordare le vittime innocenti di mafia, tutto questo è fondamentale ma la nostra responsabilità di uomini e cittadini non può e non deve fermarsi al ricordo. Dobbiamo essere tutti ricercatori di veritá.