Vi bastano davvero solo le mimose?

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E’ la festa della donna appena trascorsa il motivo che mi ha spinto a scrivere un articolo di questo tipo.
In questo numero lascio da parte la classica recensione dei romanzi per trattare la questione delle donne, per elogiarle in maniera un pò diversa.
Tradizionalmente si regalano fiori, cioccolatini e grandi pupazzi oppure si compiono gesti romantici come fughe d’amore e serenate; io invece ho deciso di celebrare le donne a modo mio ricordando i nomi delle tredici scrittrici che hanno ricevuto il tanto stimato premio Nobel per la Letteratura.

Le donne che hanno ricevuto il Nobel per la Letteratura, in ordine cronologico sono:

1909 ‐ Selma Lagerlöf
1926 ‐ Grazia Deledda
1928 ‐ Sigrid Undset
1938 ‐ Pearl Buck
1945 ‐ Gabriela Mistral
1966 ‐ Nelly Sachs
1991 ‐ Nadine Gordimer
1993 ‐ Toni Morrison
1996 ‐ Wislawa Szymborska
2004 ‐ Elfriede Jelinek
2007 ‐ Doris Lessing
2009 ‐ Herta Muller
2013 – Alice Munro

Nonostante siano poche le voci femminili all’interno del panorama letterario, le donne hanno saputo contraddistinguensi anche in questo campo in maniera egregia. L’emancipazione prevede tempi molto lunghi ma il risultato è sensazionale. La voce della scrittura femminile porta con sè una sensibilià nuova, una nuova visione delle cose. A questo proposito volevo porre l’attenzione sulla poetessa vincitrice del Nobel nel 1996: Wislawa Szymborska.

Chi è Wislawa Szymborska?

Non so quanti di voi la conoscano effettivamente ma spero in queste poche righe di stimolarvi a prendere in mano qualche componimento di questa scrittrice sensazionale.

Wislawa Szymborska è stata una poetessa e saggista polacca. A lei vennero attribuiti anche altri numerosi riconoscimenti e per questo è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni.

E’ stata premiata “per la poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana”.

Come affermò lei stessa, nel discorso di accettazione del premio Nobel: “Il poeta odierno è scettico e diffidente anche – e forse soprattutto – nei confronti di se stesso. Malvolentieri dichiara in pubblico di essere poeta – quasi se ne vergognasse un po’. Ma nella nostra società chiassosa è molto più facile ammettere i propri difetti, se si presentano bene, ed è molto più difficile ammettere le proprie qualità, perché sono più nascoste, e noi stessi non ne siamo convinti fino in fondo. In questionari o conversazioni occasionali, quando il poeta deve proprio definire la sua occupazione, egli indica un generico “letterato” o nomina l’altro lavoro da lui svolto. La notizia di avere a che fare con un ‘poeta’ viene accolta dagli impiegati o dai passeggeri sull’autobus con una leggera incredulità e inquietudine“.

La sua, infatti, è stata considerata una poetica dell’ironia e della realtà per la grande capacità di fondere assieme le due tematiche e per far scaturire un sorriso di fronte ad una quotidianità schiacciante e soffocante. E’ una poetessa innovativa da questo punto di vista, la quale accantona i penosi sentimentalismi femminili per trattare della vicenda umana nella sua totalità. Inverte i principi cardine, rimescola le carte, conferisce valore alle banalità per far trionfare la poesia più semplice e più apprezzata di tutti i tempi. Le parole sono quelle comuni, non ci sono arcaismi o figure etimologiche bensì termini chiari e schietti che incidono la pagina e il nostro animo inevitabilmente. Ho sempre amato la sua poesia per la semplicità, e l’ho sempre invidiata per la maestosa capacità di rendere tutto così armonioso ed elaborato.

Propongo a questo punto di abolire le mimose, di sovvertire le datazioni e di leggere sempre tanto.
Auguri a chi sa di essere sempre una Donna, tutti giorni dell’anno.

La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla di vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.

Grandi donne producono grandi capolavori.

Andrea Pitton

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