RUBRICHE – Buona settimana – Quei sogni sotto l’albero

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sorgenia_albero_di_natale_naturale-1024x640C’è sempre una magia tutta speciale nel preparare l’albero di Natale. Recuperarlo dalla polvere della soffitta, togliere le ragnatele, addobbarlo con luci e decorazioni mentre il fuoco scoppietta allegramente nel caminetto fa tornare chiunque un po’ bambino. Quest’anno sotto il mio albero ho deciso che non ci saranno regali impacchettati. Abbiamo le case piene di oggetti, e la maggior parte se ne rimane ad ammuffire in qualche angolo dimenticato. No, quest’anno non ho bisogno di cose. Quest’anno ho bisogno di speranza, di fiducia. Di sogni.

Oggi per sognare ci vuole coraggio. Non è facile immaginare un futuro quando più del 40% dei giovani italiani è senza lavoro. E non è facile farlo quando a dominare sono la depressione, la rassegnazione e il disinteresse. Ma stavolta ho deciso di vincere il mio pessimismo e di provarci. Eccoli qua, dunque, i miei sogni. Parole, frasi, pensieri scritti a penna su tanti piccoli rettangolini di carta bianca. Nella speranza che, prima o poi, assumano un po’ di colore.

Sogno di riuscire a svegliarmi già carico la mattina, pronto ad affrontare con entusiasmo la giornata, e di poter fare a meno del caffè. Sogno di imparare a sorridere di più, perché a volte basta poco per sollevare l’umore di chi ci sta intorno. Sogno di vivere la mia vita fino in fondo per poter dire, quando arriverò alla fine della corsa, di aver dato tutto quello che avevo.

Sogno una società in cui onestà, giustizia e rispetto delle regole siano la normalità, non l’eccezionalità. Sogno un mondo in cui i rapporti tra le persone tornino a essere fondati sulla sincerità, non sui secondi fini. Sogno un mondo dove uomini e donne siano ancora capaci di agire in nome di un ideale, non solo per soldi.

Sogno che nel mio Paese le persone lavorino per vivere, anziché essere costrette a vivere per lavorare. Sogno un Paese dove il treno arrivi puntuale e sia un treno vero, non un carro bestiame. Sogno una rivoluzione culturale, il passaggio dalla mentalità dell’indifferenza a quella della consapevolezza e della partecipazione.

Sogno che Youssuf, ragazzo marocchino, smetta di lavorare in nero in fabbrica dodici ore al giorno e possa costruirsi finalmente una vita dignitosa. Sogno che Nadia, per anni obbligata a vendere il proprio corpo sulla strada, possa avere l’opportunità di ricominciare. Sogno che Luca possa amare liberamente l’uomo della sua vita, senza doversi nascondere per evitare di essere insultato o aggredito. Sogno che Antonio, ricercatore, non debba trasferirsi all’estero per proseguire i suoi studi. Sogno che Luisa non subisca in silenzio le violenze del compagno, ma le denunci. Sogno che Caterina, neonata abbandonata in un cassonetto dei rifiuti, sia accolta da una famiglia e cresca con tutto l’affetto di cui ha bisogno.

Sogno che la politica recuperi la propria dignità, che non ci si senta Italiani solo quando gioca la Nazionale e che qualche volta, alla televisione, si preferisca la lettura di un buon libro. Sogno che le persone riscoprano la bellezza delle cose semplici e fatte con il cuore. Sogno che si possa tornare davvero, un giorno, a sognare.

Davide Permunian