Parigi, l’Europa sotto attacco

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Fonte foto: www.tvblog.it
(Fonte foto: www.tvblog.it)

Quello di venerdì 13 novembre 2015 è un altro giorno che la Francia, l’Europa e il mondo intero non dimenticheranno mai. Un’altra barbara azione umana fissata nella storia. Un altro vile gesto di cui parleranno i nostri discendenti. L’attacco è stato rivendicato dall’Isis. L’attuale bilancio è di 128 morti (tra cui una studentessa veneta) e 257 feriti.

Una serie di attentati ha calato su Parigi un’atmosfera da far west. Ore 21,20: un kamikaze si fa esplodere in Avenue Jules Rimet, strada che fiancheggia lo Stade de France, nel quale giocava la nazionale francese contro quella tedesca. Ore 21,25: sparatoria nel ristorante Le Petit Cambodge, nel X arrondissement. Ore 21, 30: un secondo kamikaze si fa esplodere in Avenue Jules Rimet, nei pressi dello Stade de France. Ore 21,32: seconda sparatoria al Casa Nostra, locale situato non molto lontano dal primo colpito. Ore 21,36: conflitto a fuoco al bar La Belle Èquipe nell’XI arrondissement. Ore 21,49: irruzione di quattro terroristi armati nella sala concerti Le Bataclan. Qui avviene la più grave carneficina: 82 morti e centinaia di feriti. Ore 21,53: un terzo kamikaze si fa esplodere fuori dal McDonald’s nei pressi dello Stade de France. Tutti si barricano in casa e offrono ospitalità a chiunque si trovi ancora nelle strade. Città deserta. Sirene e lampeggianti imperano.

Hollande, durante la prima conferenza dopo l’attentato, è apparso scosso ma determinato: «Nel momento in cui vi parlo sono in corso attacchi terroristici senza precedenti nella zona di Parigi. E’ una terribile prova che ancora una volta ci colpisce. Dobbiamo dare prova di sangue freddo. La Francia di fronte al terrore deve essere forte e grande». Dichiarato lo stato massimo d’emergenza, il presidente francese ha annunciato anche l’aumento delle misure di sicurezza ai confini. «La Francia è più forte e può essere ferita, ma oggi si rialzerà». Hollande si rivolgerà alle camere in seduta congiunta a Versailles, procedura prevista dalla Costituzione francese in casi eccezionali. Inoltre ha comunicato che non parteciperà al G20 programmato in Turchia nel weekend.

Lo Stato Islamico ha rivendicato l’efferato attacco alla «capitale degli abomini e della perversione che porta la bandiera della croce in Europa, Parigi»: «Otto fratelli kamikaze, con cinture esplosive e fucili d’assalto hanno preso come bersaglio gli angoli scelti minuziosamente nel cuore della capitale francese: lo stadio di Francia, durante l’incontro dei due paesi crociati Francia e Germania, alla quale assisteva l’imbecille di Francia, Francois Hollande. Poi: il Bataclan, dove erano riuniti centinaia di infedeli, durante una festa di perversione, così come altri obiettivi nel decimo, undicesimo e diciottesimo arrondissement». Per il Califfato questo «non è che l’inizio della tempesta».

Il messaggio dell’Isis continua: «La Francia e quelli che la seguono devono sapere che restano tra i principali obiettivi dello Stato Islamico e che continueranno a sentire l’odore della morte per aver preso la guida della crociata, per aver insultato il nostro profeta, per essersi vantati di combattere l’Islam in Francia e colpire i musulmani nelle terre del Califfato con i loro aerei che non vi sono stati utili nelle vie maleodoranti di Parigi». I prossimi bersagli sarebbero le città di Londra, Washington e Roma.

Il terrorismo ha scalfito l’Occidente: i suoi valori e la sua abituale e mielata quotidianità. Spari e conflagrazioni che non risuonano più lontane, in Medio Oriente, in Africa o in qualche sperduto paese d’oltreoceano ma nel cuore della Francia, nel cuore dell’Europa. Colpita a morte è l’idea stessa di Europa. Quell’Europa che non ha preso nette decisioni contro il terrorismo in Siria e in Iraq. Siamo dinnanzi a un attentato che rischia di trasformare nuovamente il Vecchio continente.