Siamo negli anni Ottanta.
1981 l’album “Black in Black” degli AC/DC viene pubblicato in memoria di Bon Scott (cd che ha accompagnato tutti gli amanti del buon rock), è anche la prima volta, che lo show business si avvicina alla musica con la rete televisiva MTV dove spopola il video di Michael Jackson con “Thriller” (album più venduto al mondo avendo superato le 100mila copie). Sono gli anni anche dei Dire Straits con “Brothers In Arms”, uno dei primi album stampati in CD e più venduti tra il 1985 e 1989, e del ritorno dei Pink Floyd nel 1987 a Venezia con la tourné mondiale “Pink Floyd Live” guidata da un grande David Gilmour.
Gli anni ottanta sono anni di grande sperimentazione, con il tentativo di innovare il significato del rock sia con la nascita di nuovi generi (come il metal, il punk, ecc.), sia con la ricerca di nuove sonorità (come la black music, soul, disco, funk e l’affermazione del rap).
Insomma in questo periodo tutte le correnti musicali hanno un’evoluzione, un spinta innovatrice, e tra Rock Pop, Funky e Disco, anche il Jazz ha da dire la sua.
Nella scena jazz, gli anni ottanta sono la culla di strumentisti indimenticabili, come Bil Evans al piano, con l’uso di una melodia che si discostava totalmente dal tradizionale jazz, Jaco Pastorius, punto di riferimento per molti bassisti, poiché rivoluzionò totalmente il ruolo del basso, ponendolo come strumento solista suonando simultaneamente melodie, accordi ed armonici; ma il genio musicale del jazz anni ottanta è il grande Miles Davis.
Prolifico compositore e trombettista jazz, Miles Davis, viene considerato uno tra gli artisti più influenti nel suo genere, capace di emanare un’ incredibile espressività in ogni pezzo con melodie e arrangiamenti incomparabili.
Fondatore di svariati stili jazzistici, come il jazz elettrico, cool jazz, Acid jazz, jazz rock, è ricordato sia per la sua forma artistica, sia come icona di una rivoluzione jazz senza precedenti, e l’album che incarna questo “cambio passo” è Tutu, in collaborazione con Marcus Miller.
Album: Tutu
Artista: Miles Davis
Anno: 1986
Etichetta: Warner Records
Genere: Fusion, Acid jazz, Elettronica
Partiamo subito con il dire che questo disco può essere interpretato come un album “strano”, o alquanto sperimentale, infatti molti sostengono che i suoni e le melodie che ne escono siano innovative e geniali, altri invece lo considerano come una fusione poco convincente.
Quei suoni stupirono in entrambi i casi lasciando molti a bocca aperta, e si ebbe molto più la sensazione del genio, anziché del fallimento artistico di Davis.
Prodotto dalla Warner Records, Tutu viene scritto e composto da un collaboratore di Miles Davis, l’ amico e bassista Marcus Miller.
L’ intento dell’album era rivisitare l’esecuzione del jazz, avvicinandola ad una venatura elettronica, tramite l’utilizzo di synth, violino elettrico e delle batterie elettroniche, contrasta da suoni dolci di flauti e da atmosfere lounge emanate dalla tromba di un incontenibile Miles Davis.
Il compagno Marcus Miller, polistrumentista, accompagna magistralmente il trombettista con la stesura di brani ben scritti e interessanti dal punto di vista armonico, oltre all’uso raffinato della strumentazione elettronica.
L’album vinse un Grammy nel 1987, portando singoli come “Tutu”, “Perfect Way”, “Splatch” e “Full Nelson” (dedicato a Nelaon Mandela), ad elevate posizioni nelle classifiche musicali.
Con il suo stile, con le sue percussioni, con quelle linee di basso potenti, e ovviamente con quella tromba inconfondibile, Tutu è una pietra miliare degli anni ottanta, oltre che del jazz, e della musica in generale.
Valutazione: 9
” Per me la musica e la vita sono una questione di stile. “
(Miles Davis)
Travain Marco