Intervista al Walking Funk Quartet

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Domenica sera, dopo il loro primo live, sono riuscito ad intervistare i “Walking Funk Quartet”, quartetto atestino formato da quattro giovanissimi: Sara Berardelli alla voce, 19 anni, Andrea Zerbetto al piano, 18 anni, Edoardo Olmeda al basso, 17 anni, e Mattia Bottaro alla batteria di 18 anni.
Li ho incontrati mentre smontavano la strumentazione e, fra una battuta e un consiglio musicale, sono riuscito a fargli qualche domanda.

Ciao ragazzi, vorrei iniziare questa intervista chiedendovi da dove è nata l’idea per questo progetto?
Prende la parola Mattia, il batterista: “Il tutto è iniziato quasi per caso, io e Andrea (il tastierista) ci trovavamo dopo scuola, a casa dell’uno o dell’altro, a fare qualche jam per divertirci. Pian piano abbiamo visto che stavamo iniziando a fare progressi e così c’è venuta l’idea di provare a creare qualcosa. Poi un giorno, alle prove con il nostro gruppo, i Funkazzoni, se n’è uscito Edoardo, il bassista, dicendo che a lezione con il maestro stava studiando Jazz. Da lì, prima abbiamo inserito dei medley Jazz fra i brani dei Funkazzoni e poi abbiamo deciso di avviare un trio, al quale, in seguito, si è aggiunta Sara, la cantante.”

Perchè Walking Funk Quartet? Da dove vi è venuta l’idea di accostare il Jazz al Funk?
A rispondermi è ancora Mattia: “Abbiamo scelto Walking Funk Quartet perchè è un nome che, con semplicità, esprime il nostro repertorio e i generi fra i quali spaziamo: il “walking” rappresenta il Jazz, poiché sta per la tipica tecnica di basso e contrabbasso di questo genere, e il Funk appunto.
Abbiamo deciso di inserire questa dualità di generi all’interno del nostro repertorio sia per cercare di coinvolgere il pubblico, proponendo anche brani che si scostano dal Jazz e quindi magari di più facile comprensione, ma anche per soddisfare le nostre passioni musicali. Alla fine è stata quasi un proseguimento di quello che avevamo già iniziato, in minor misura, con i Funkazzoni.”

Chi vi ha fatto venire la passione per il Jazz? Chi vi ha stimolato per impegnarvi in questo progetto?
Il primo a prendere la parola è Andrea:” La mia passione per il Jazz è nata grazie a Mattia. Quando ci trovavamo a suonare mi faceva sentire sempre qualcosa di nuovo e così, pian piano, ho iniziato ad interessarmi e ad approfondire gli ascolti fatti insieme.”
Mattia:” I primi ascolti Jazz li ho fatti quando avevo circa dieci o undici anni grazie a mio padre e a mia sorella, che mi facevano sentire gli album dei grandi e mi portavano ogni tanto al conservatorio di Rovigo per sentire dei live. Oltre ai miei familiari, a spronarmi nel suonare la batteria e nell’impegnarmi a creare qualcosa, è stato e lo è tuttora anche il mio maestro, Alessandro Piovan.
Edoardo:” La mia non può essere definita una vera e propria passione, il Jazz non è il mio genere preferito ma ritengo che studiandolo ed imparandolo a suonare si riesca ad ottenere una capacità di tecnica e di comprensione della musica superiore a quella che si crea studiando altri generi.”

Quali sono i vostri idoli? I musicisti che più vi hanno impressionato ed influenzato.
Finalmente a rispondermi è anche Sara, dicendomi: “ Purtroppo non ho una vasta cultura Jazz, ma, in quanto cantante, l’artista che più ammiro è Janis Joplin. Oltre a lei, apprezzo e amo moltissimo band quali i Toto, i Porcupine Tree, i This Will Destroy You e i La Dispute.” Così come per Sara, anche da Mattia, Edoardo e Andrea, i Toto e i Porcupine Tree sono considerati delle pietre miliari della musica contemporanea; oltre ad essi, nominando coloro che reputano gli esponenti massimi dei loro strumenti, emergono nomi quali Steve Gadd, Vinnie Colaiuta, Bill Evans ma anche Marcus Miller e Victor Wooten.

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Passiamo all’attualità, come giudichereste lo stato dell’attività musicale atestina? Ritenete che il comune, con le restrizioni imposte, vincoli la possibilità di suonare dal vivo?
A prendere la parola è Edoardo, dicendo:” Noi facendo Jazz e non avendo dei fiati, siamo anche fortunati: non abbiamo grossissimi problemi di rumore. A Este, se si suona a bassi volumi, ad esempio per le caratteristiche del genere musicale eseguito, è relativamente semplice trovare dei locali che facciano suonare. Un po’ più problematica è la situazione per le band che hanno un’impostazione elettrica.”. Qui, interviene Mattia, affermando che: ” Certe ordinanze comunali forse sono troppo restrittive e con queste si rischia quasi di ostacolare la musica live nei pochi locali disponibili a promuoverla.”.

Sempre guardando a Este, siete mai andati a provare nella nuova Sala Prove Nautilus? Lo ritenete un servizio soddisfacente?
“Si siamo andati delle volte, parlando per me” dice Mattia “mi trovo bene con la batteria da utilizzare, ha una buona cassa, con dei buoni bassi! Forse la saletta è un po’ piccola ma nel complesso non ci si può lamentare, ha un ottimo livello di insonorizzazione.” A conferma di quanto appena detto da Mattia, interviene Edoardo:” Non si può negare che la saletta sia piccola ma ritengo che sia assolutamente un’iniziativa interessante per Este: da quando è stata chiusa, anni fa, la sala prove nel Patronato Redentore non c’è più stato nulla e bisognava obbligatoriamente o arrangiarsi o spostarsi nei paesi limitrofi. Ritengo inoltre che il prezzo per provare sia veramente vantaggioso, considerando il servizio offerto.”.

Nel vostro futuro vi piacerebbe investire nello studio della musica? Preferendolo magari al frequentare l’università.
Esordisce Andrea, dicendo:” La voglia di impegnarsi maggiormente nel suonare è molta ma è difficile fare una scelta: si potrebbe decidere di investire nella musica magari poi andando incontro a difficoltà nel trovare lavoro, cosa che comunque anche l università non riesce a garantire.” I quattro sono più o meno tutti della stessa opinione; Edoardo afferma che:” Sarebbe bello potersi dedicare sia al conservatorio che ad una facoltà ma scegliendo un indirizzo come medicina o ingegneria la cosa diventa praticamente impossibile!”; poi interviene Mattia: “ Se fosse per me io studierei solo musica, ma qua non ci vivi! Mi piacerebbe seguire entrambe le strade, dando precedenza all’università e poi magari, una volta ottenuta la laurea, approfondire gli studi musicali. Sono d’accordo con chi dice: “ Fa ciò che ti piace, che poi te ne penti!” ma ritengo anche che sia necessario essere realisti.”. L’ultima ad intervenire è Sara, l’unica dei quattro a frequentare già l’università:” Io questa decisione l’ho già dovuta affrontare tempo fa e alla fine ho deciso di portare avanti entrambe le strade: frequento una facoltà con la quale spero di specializzarmi in un settore lavorativo a contatto con la musica e in contemporanea studio canto presso un’ accademia!”

Faccio i complimenti a questi ragazzi per l’ottima prestazione live eseguita e gli auguro buona fortuna, è raro vedere, almeno qui nei dintorni, ragazzi così giovani che si avventurano in un progetto così coraggioso ed ambizioso.

https://www.facebook.com/WalkingFunk?skip_nax_wizard=true

Davide Grigatti