E’ il 1969, Agosto. A Bethel, cittadina dello stato di New York, si sta svolgendo il festival di Woodstock, che accoglie più di 500.000 persone. Sono tre giorni, dal quindici al diciotto, di musica, divertimento, ideali pacifisti, pazzia. Sul palco di Woodstock suonano musicisti del calibro di Santana, Janis Joplin, gli Who e Jimi Hendrix.
E’ un periodo in cui la musica è più di un semplice passatempo, passione o divertimento. E’ un periodo in cui la musica influenza enormemente la società, soprattutto i giovani, e si fa portatrice di messaggi e valori profondi. Il festival diventa così un’occasione per ribadire i nuovi ideali, per unirsi e dimostrare che sono in tanti a credere che la guerra in Vietnam vada fermata, che la pace non sia solo un’utopia, una favola, che la musica ha il potere di connettere le persone.
Oggi cosa ci rimane? I tempi sono drasticamente cambiati. Ora la magia di un evento come Woodstock è svanita. E’ irripetibile un’unione così forte, grazie alla musica e alla fiducia nella possibilità di cambiare la società. Però non tutto è perduto. Se probabilmente il collegamento tra la musica e la protesta si è irrimediabilmente affievolito, il concetto di musica come veicolo di condivisione e legame è rimasto. Sono numerosissimi i festival odierni e raccolgono migliaia e migliaia di persone da tutto il mondo.
Uno dei più grandi è il Coachella, che dal 1999 si svolge ogni anno, in due week end di Aprile, a Indio, in California. L’edizione del 2013 ha visto esibirsi artisti come Blur, Of Monsters and Man, Foals, Alt-J, xx, Sigur Ros, Franz Ferdinand, Wombats, Moby, James Blake, Red Hot Chili Peppers e tantissimi altri musicisti più o meno noti del panorama principalmente indie, elettronico o alternativo.
Lo scenario del Coachella è incredibile. Basta guardare qualche foto o video per restare senza fiato. Una struttura enorme e futuristica, con un palco da sogno, in mezzo al verde. Uno degli aspetti più elettrizzanti è la possibilità di campeggiare all’interno del festival, cosa che riporta alle atmosfere woodstockiane.
Oltre che di musica sono giorni di eccessi. Soprattutto per chi soggiorna in tenda il Coachella si trasforma in un week end piuttosto movimentato. Basta leggere qualche recensione per capire che, nel bene o nel male, l’esperienza del festival non si dimentica facilmente e non è adatta a chi cerca tranquillità. Non è un semplice concerto, non è una semplice vacanza. Sono tre giorni estremamente fuori dall’ordinario, per chi ha voglia di avventura, di abbattere la monotonia della quotidianità, di conoscere tante persone diverse.
Nella pagina facebook ufficiale vengono spesso postate foto con relative domande sull’esperienza ad Indio . Per esempio all’interrogativo “Il Coachella mi fa sentire?” tra le risposte dominano termini quali “Vivo”, “Libero”, “Fuori dal mondo”. Lo immagino proprio così. Surreale. Estremo. Folle. Poter assistere a uno spettacolo che raccoglie alcuni tra gli artisti più influenti del momento, circondati da gente di tutto il mondo, dev’essere una sensazione indefinibile.
Tanto entusiasmante quanto economicamente impegnativo.
L’edizione 2013 aveva un prezzo di circa 350 dollari all-inclusive per un week end di festival.
Per la maggior parte di noi giovani europei purtroppo il costo diventa insostenibile, aggiungendo le ingenti spese di viaggio.
Per il 2014 i week end selezionati sono dall’undici al tredici e dal diciotto al venti aprile. Non ci resta che sognare. Un oceano ci separa da questa esplosione di musica e energia. Aspettiamo fiduciosi un Coachella Italiano!
Sara Berardelli