In questa intervista abbiamo deciso di proporvi Marcello, dj attivo nella provincia di Padova e capace di portare freschezza e qualità ad ogni suo live, sia che si tratti di proporre pezzi di sua composizione sia che si tratti di mixare brani di artisti affermati.
L’abbiamo incontrato in una domenica pomeriggio e davanti ad una birra abbiamo avuto questa chiacchierata.
Spiegaci da dove è nata la tua volontà di diventare un dj.
La mia passione per la musica è nata a 13-14 anni grazie a uno zio che da giovane faceva il dj e che aveva una vasta collezione di vinili. Quando andavo a casa sua provavo ad usare il giradischi e pian piano mi sono appassionato alla musica e all’attività di dj, anche perché mi piaceva molto l’ambiente del clubbing, dell’unire le persone, fare festa e tramandare una concezione musicale non casuale ma ben specifica, studiata e quindi non casuale.
Sappiamo che componi pezzi tuoi, quali sono le tue principali influenze e quali gli artisti a cui fai riferimento?
Nella mia ricerca musicale sono partito dai Kraftwerk, veri e propri pionieri della musica elettronica, grandi innovatori e sperimentatori, in attività dall’inizio degli anni ’70. In seguito mi sono avvicinato al genere della Techno Detroit, che ha un suono caratteristico dettato da strumenti analogici particolari, come ad esempio la drum-machine Roland TR-909 e il sintetizzatore Roland TB-303, che conferiscono un suono caratteristico al genere, molto “old school” se così si può dire. Mi sento molto vicino anche alla Chicago House. Fra gli artisti contemporanei di riferimento, quelli a cui mi ispiro, sono soprattutto Motor City Drum Ensamble, Arttu, The Analogue Cops e Mike Dehnert. Per quanto riguarda le etichette discografiche apprezzo molto in generale le produzioni della Delsin Records e della Clone Records.
Cosa ne pensi dei dj che spopolano al top delle classifiche musicali? Pensi che siano degli innovatori del genere o che questi vadano ricercati nella scena del clubbing?
Secondo me chi fa musica commerciale, radiofonica, è solamente un fenomeno di marketing destinato a durare una hit, una stagione, una canzone. Le vere avanguardie, gli innovatori, si trovano fondamentalmente nella musica da club. Con questo non voglio dire che i dj commerciali non siano tecnicamente validi ma che la qualità del prodotto che offrono è in sé scadente.
E’ diffusa la concezione che nei live un dj si limiti a “schiacciare il tasto play”: puoi spiegare ai nostri lettori cosa significa fare il dj?
La gente ha una concezione distorta del lavoro che sta dietro ad un dj-set. Secondo la mia esperienza personale, sia per comporre che per cercare nuovi brani da mixare, un dj passa moltissimo tempo davanti al pc e per questo, se si vuole fare un paragone, può essere visto un po’ come un “musicista-nerd”: come minimo passo due ore al giorno al computer a fare “ricerca musicale”, senza contare tutto il tempo che ci vuole per registrare qualcosa o lavorare sui propri pezzi. Quindi non è sicuramente limitarsi a premere un pulsante, bisogna crearsi una vasta e sempre aggiornata cultura musicale e imparare anche la tecnica di base. Per come la vedo io, la funzione del dj dovrebbe essere quella di propagare musica. La tecnica ovviamente è importante ma sono necessari esperienza, gusto e indagine personale prima di tutto. Bisogna differenziare tra i dj che compiono questo tipo di lavoro, più amanti dei club e forse più di nicchia, dal classico “dj commerciale”, spesso musicalmente ignorante e disinteressato a diffondere un certo tipo di ideale musicale, visto che tendenzialmente prendono quello che passa in radio e lo mixano. Per loro essere un dj significa solo fare festa, che ci può stare, ma se si vuole arrivare ad un livello più alto bisogna per forza cambiare direzione, soprattutto quando si suona davanti ad un pubblico che se ne intende e che pretende di più.
Per concludere, contro questo stereotipo comune poi bisogna anche tener presente che spesso il dj è già un musicista o lo diventa nel corso della sua attività e che in live i dj utilizzano sempre più spesso anche strumenti analogici.
Viste le tue numerose presenze nei locali della zona, ti è mai stato imposto di inserire nelle tue esibizioni brani commerciali o molto conosciuti? Cosa ne pensi della scena musicale delle nostre zone?
Mi capitava soprattutto agli inizi e sempre nei locali della bassa padovana che mi venissero fatte determinate richieste per determinati autori o generi ma alla fine mi sono sempre rifiutato, piuttosto avrei spento tutto e me ne sarei andato. Ora fortunatamente non accade più perchè hanno iniziato a conoscere me e il genere che suono. In ogni caso, in zona, le persone che fanno buona musica sono poche ma ci sono, il problema fondamentale è la mancanza o la cattiva gestione di locali adatti. Stufano, durano poco: promuovono sempre lo stesso tipo di musica e coinvolgono la stessa cerchia di persone, fondamentalmente gente molto giovane ma andando oltre all’età, anche con gusti limitati. Di musica seria purtroppo c’è gran poco.
Concludiamo proponendoti due domande che abbiamo deciso di reiterare nelle nostre interviste: qual è stato uno dei momenti più significativi nella tua carriera da dj?
E’ difficile da scegliere, diciamo che resto sempre soddisfatto quando suono davanti a molta gente ma mi diverto soprattutto quando ho la possibilità di suonare nelle festicciole private, accerchiato dai miei amici. Nei locali e nelle discoteche è diverso, non ti è permesso tutto quello che puoi fare negli ambienti più intimi.
C’è un locale o festival in cui ti piacerebbe particolarmente suonare?
Il Dimensions Festival, che si svolge vicino al mare, in mezzo ad antiche rovine e in un anfiteatro, a Forte Punta Christo in Croazia, è uno dei migliori festival europei! Le line-up di ogni anno sono di altissima qualità, con artisti internazionali sia emergenti che pietre miliari della musica elettronica!
Ringraziamo Marcello per la disponibilità e vi lasciamo i link dei suoi account Facebook e Soundcloud:
https://www.facebook.com/marcello.chiodin?fref=ts
https://soundcloud.com/marcello-chiodin
Davide Grigatti e Sara Berardelli