Leon Rolle, Piers Agget, Kasi Dryden e Amir Amor nell’estate del 2012 hanno raggiungo il momento più importante della loro carriera. Già, perché questi quattro ragazzacci londinesi grazie al singolo “Feel the Love”, con la collaborazione di John Newman, si imposero come colonna sonora delle Olimpiadi, facendo passare quasi inosservato il brano ufficiale dei Muse. I ragazzi della drum and bass, tre producers e un dj, professano il proprio credo da poco più di un anno pubblicando, il 29 Aprile del 2013, la loro opera. Nasce “Home“, l’album di debutto dei Rudimental.
Il 2014 per i Rudimental è probabilmente l’anno della consacrazione, dopo la loro convocazione al Choachella festival (suonando lo stesso giorno degli Arcade Fire lo scorso 13 aprile), arriva per loro l’opportunità di fare “doppietta”. La loro presenza, come ospiti nella seconda serata del 28 Giugno al Glastonbury, infatti è confermata nella line up dello stesso festival londinese. Occasione per confermare la propria qualità artistica nella loro città natale.
Nell’album “Home”, che racchiude i singoli che sono stati pubblicati dalla band tra il 2012 e il 2013, troviamo la presenza di singoli che definirei flessibili. Mescolando diversi come R&B, house, soul e drum’n’bass, si riesce comunque a trovare un punto d’equilibrio grazie ad un elegante tocco pop che sembra essere finalizzato ad escludere l’interessamento del solo pubblico di nicchia, verso una prospettiva più ampia.
Oltre alla qualità musicale che assorbiamo durante l’ascolto, l’album accarezza temi forti; vi è un interessante collegamento tra la composizione musicale e il testo che il più delle volte racconta storie di vita ed esperienze legate alla band. Ad esempio “Feel the love” racconta il recupero di bambini dei ghetti di Philadelphia; in quello di “Waiting all night” si racconta la tragica esperienza di un campione di Bmx amputato dopo un incidente con la sua bici. Far sorridere ma al contempo far pensare. Obiettivo encomiabile ma sicuramente non scontato.
“Noi cerchiamo la libertà nella nostra musica, fatta da una band senza alcun confine. Il nostro è un suono eclettico, abbiamo messo insieme stili differenti come jungle, house, garage, hip hop, ma il risultato è qualcosa di unico, qualcosa che è solo nostro”.
Ed è questa la forza di questo interessante gruppo, l’originalità nell’esprimersi con stili diversi, la voglia di mettersi alla prova con qualcosa di più della “solita roba”. Un gruppo a cui piace raccontare storie sincere con un linguaggio proprio, comprensibile e apprezzato. Potremmo affermare che i Rudimental riescono a “entrare nell’ascoltatore”, “ri”creando un seducente rapporto tra artista e pubblico, che pare attualmente svanito a causa di un fattore tanto criticato quanto amato, il denaro.
Insomma Rudimentale di nome ma non di fatto.
Travain Marco