Intervista ai Wrong Way To Die, il metalcore per palati fini

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I Wrong Way To Die sono uno dei gruppi più avviati e importanti nel panorama metalcore locale, reduci da due date in Germania e dall’uscita di “Ingrates”, album di nove tracce. Una sera siamo riusciti ad incontrare Federico Candeo (chitarrista) e Vittorio Rispo (bassista), che ci hanno raccontato del loro progetto musicale.

Cos’è il progetto Wrong Way To Die, com’è iniziato e come si sta evolvendo?

Prende la parola Federico: “Il progetto è nato alla fine del 2009, con un’altra line-up, della quale siamo rimasti solo io e Vittorio. Si sono aggiunti un nuovo cantante (Cosma) e batterista (Marco Violato). Nell’ultimo anno si è definita la formazione attuale, con l’entrata di Alessio che ci ha aiutato a scrivere i pezzi e ha assunto un ruolo fondamentale per la parte grafica e pubblicitaria. I fondi sono pochi e di conseguenza abbiamo cercato di arrangiarci con i mezzi a disposizione: io, ad esempio, ho curato le pre-registrazioni di tutti i brani prima di andare agli Hate Studios di Vicenza per le registrazioni.”

Quali sono i gruppi metalcore che più vi hanno influenzato?

Prende nuovamente la parola Federico: “Fino al 2010, quando abbiamo registrato la nostra prima demo, eravamo molto orientati verso il metalcore ma nell’arco di due anni, anche in seguito al cambiamento della formazione, ci siamo spostati verso sonorità progressive e ambient, mantenendo comunque la matrice metalcore.” Continuando, entrambi dicono di non prendere molto spunto dai gruppi mainstream ma di guardare a band più di nicchia come Misery Signals e Between The Buried And Me. Vittorio conclude: “I nostri ascolti comunque vanno oltre al metalcore, ognuno di noi ascolta anche generi completamente diversi, e sono queste le influenze che rendono caratteristici i nostri brani.”

Vi riproponiamo due domande fatte ai The Base nell’ultima intervista che abbiamo fatto. La prima: qual è stato uno dei momenti più significativi nella storia dei Wrong Way To Die?

“Sicuramente l’esperienza in studio e la stesura dei brani.” – Afferma Vittorio – “In tali circostanze è facile trovarsi in disaccordo su vari aspetti, cosa che per fortuna a noi non è successa. Siamo affini e ben amalgamati tra di noi e questo ci ha facilitato molte cose”. Aggiunge Federico: “Grazie a questa esperienza ci siamo avvicinati e conosciuti in modo più profondo. Abbiamo passato tantissimo tempo insieme, in studio abbiamo addirittura dormito diverse notti e abbiamo iniziato a capirci a vicenda, a comprendere tanti piccoli aspetti delle nostre personalità. E’ stata un’esperienza molto intensa, in cui ci siamo scontrati con i nostri limiti, comprendendo allo stesso tempo quali fossero le nostre qualità musicali.”

La seconda: c’è un locale o festival in cui vi piacerebbe particolarmente esibirvi?

Vittorio: “Non citerei tanto un nome di locale ideale, ma piuttosto un tipo: un luogo adatto, che non sia il bar o pub che adibisca al far suonare ma che nasca per questo, un luogo che sia in linea con il nostro genere e che abbia impianto e strumentazione adeguati.” Federico ci accenna con amarezza tutti gli inconvenienti a cui i Wrong Way To Die sono dovuti andare incontro, riconducibili principalmente al dover suonare in condizioni poco dignitose e poco rispettose per l’impegno e la passione con cui si dedicano alla musica. “Per citare un esempio positivo” – conclude Federico – “Un’ottima vetrina è il New Age Club in provincia di Treviso, dove abbiamo avuto l’opportunità di suonare, aprendo la serata ai Destrage, una band emergente milanese molto valida. In Italia, anche se pochi e un po’ dispersi, ci sono buoni locali, come il Vidia Club di Cesena o il Rock Planet di Cervia.”

Avete avuto esperienze all’estero?

Federico: “Abbiamo avuto solo un’esperienza estera, due date in Germania.” Vittorio racconta: “È stata un’esperienza molto positiva ma è stato impossibile non notare la differenza con l’Italia per quanto riguarda la partecipazione. Spesso, quando suoniamo fuori dal Veneto, davanti a persone che non ci conoscono, riscontriamo diffidenza e poco coinvolgimento, invece in Germania abbiamo ricevuto un’accoglienza bellissima e l’atmosfera è molto diversa da quella italiana.”

Esiste secondo voi un movimento metalcore Italiano? Credete che sia un genere che potrà affermarsi su larga scala o rimarrà di nicchia?

Federico afferma: “Per quanto riguarda un movimento metalcore italiano, credo che più che altro vi siano cellule sparse. Mancano organicità e coesione, ci sono delle ottime realtà, ma frammentate e ristrette. Purtroppo non ci sono i presupposti, non c’è terreno fertile, i locali adatti come già detto sono rari e il genere viene oscurato da una maggioranza di persone che hanno gusti musicali dettati dalla moda o dalla scarsa curiosità. Credo che ci sia una sorta di antipatia per i generi affini a metalcore e hardcore, causata principalmente dalla caratteristica voce scream e growl, non convenzionale, che va al di fuori di ciò che è considerato accettabile da parte del pubblico. Tante band strumentalmente validissime passano inosservate a causa proprio della voce. Noi stessi ci siamo sentiti penalizzati da questo aspetto, spesso le persone non riescono a decontestualizzare questa voce così moderna, espressiva, che comunica rabbia e, limitandosi ad essa, non riescono ad apprezzare la parte strumentale.” Vittorio concorda con Federico e continua: “L’importante sarebbe almeno dare una possibilità, non partire prevenuti e provare a comprendere. Siamo consapevoli che sia un genere di nicchia e personalmente da un certo punto di vista non me ne dispiaccio. Preferisco avere un seguito di persone piccolo ma che ci apprezzi veramente.”

Ma passando a temi più d’attualità, cosa consigliate ad un giovane che si vuole dedicare allo studio della musica con l’obiettivo di farne una professione?

Federico: “Se un ragazzo vuole fare il musicista abbracciando strumenti moderni, personalmente lo indirizzerei verso un’accademia piuttosto che un conservatorio, che purtroppo ha mantenuto un approccio prettamente classico.” Vittorio aggiunge: “Se vuoi fare il musicista, devi partire presto e studiare davvero tanto. Serve del talento autentico e una grande predisposizione, altrimenti il tempo e le persone prima o poi te lo faranno capire.”

Ringraziamo Vittorio e Federico per la disponibilità e auguriamo ai Wrong Way To Die di arrivare lontano, vi lasciamo il link della loro pagina Facebook e con “Withering Decay”, singolo tratto dall’album “Ingrates”:

https://www.facebook.com/wrongwaytodie?fref=ts

https://www.youtube.com/watch?v=I9ZWTrxTAU8&feature=youtu.be

Sara Berardelli e Davide Grigatti