Da Lizzy Grant a Lana Del Rey. Il successo di “Born to die”

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Lana-Del-ReyElizabeth Woolridge Grant, in arte Lana Del Rey, nasce nel 1986 a New York. A quattordici anni per problemi di alcolismo, viene mandata in un collegio nel Connecticut. A diciotto lo zio le insegna a strimpellare la chitarra e la ragazza decide di abbandonare gli studi di metafisica, intrapresi per l’interessamento al legame tra Dio e la scienza, per dedicarsi interamente alla musica. Tra il 2005 e il 2006 realizza il suo primo album, “Sirens”, composto da brani semplici, senza orpelli, solo chitarra e voce.  Si rivela però un grande insuccesso che la spinge a dedicarsi per cinque anni al volontariato per senzatetto e alcolisti. Nel 2010 ritenta con un secondo disco, “Lana Del Rey A.K.A. Lizzy Grant”. Ma è grazie al singolo “Video Games” caricato in youtube, che la giovane cantante raggiunge la notorietà. Il 31 gennaio 2012 esce ufficialmente l’album “Born To Die”, che lancerà Lana sul panorama internazionale e verrà completato da un’edizione speciale, “Born To Die – Paradise Edition” con l’aggiunta di sette tracce, una delle quali, “Young and beautiful”, compare nella colonna sonora del film “Il grande Gatsby”. Nel corso del 2012 “Born To Die” ha venduto quasi tre milioni e mezzo di copie.

L’omonimo brano “Born To Die”, apre il disco con una sessione d’archi che ci proietta subito nella dimensione nostalgica e affascinante che caratterizzerà tutta l’opera.  Altri singoli di successo sono “Blue Jeans”, accattivante e dalle tinte vintage, la malinconica ballata “Ride” e “Summertime Sadness”, brano che negli ultimi mesi ha avuto un enorme riscontro positivo, forse perché particolarmente caro a Lana. Il pezzo è infatti dedicato alla migliore amica della musicista, Judy. Alle superiori le due avevano intrapreso la strada della droga e condividevano gli stessi sentimenti di abbandono, incertezza, solitudine. Insieme erano riuscite a superarlo, a disintossicarsi.  Judy era una ballerina, cominciò ad esibirsi insieme a Lana che cantava e iniziarono a frequentare il college. Ma l’estate del terzo anno la ragazza muore in un’incidente d’auto, esperienza che lascia Lana devastata, confusa, disillusa.

“Born To Die” è un album difficile da interpretare e da definire. Sonorità pop, indie, alternative rock, spesso malinconiche, barocche, dal sapore retrò, quasi senza tempo. Il timbro di Lana è insolito e si distacca dallo stereotipo della cantante pop contemporanea . Una vocalità calda, avvolgente, grave, che si estende molto verso il basso, mentre all’interno di questo genere siamo abituati a voci più squillanti e acute.

Ma se per molti elementi è originale e si distacca dal resto del panorama pop femminile, per altri risulta poco vera e autentica. Basta confrontare il primo lavoro, “Sirens”, con quelli successivi. Sembra di ascoltare due cantanti differenti. Probabilmente per adeguarsi al mercato Lana ha dovuto omologarsi di più ai canoni del pop. Niente più chitarra acustica, niente più semplicità, ma suoni più ricercati e sognanti. Da Lizzy a Lana, quasi che il cambio di nome l’abbia mutata nel profondo, quasi che si sia costruita un alter ego. Risulta un po’ finta, cosa che ci suggerisce anche il suo aspetto. Così giovane infatti la cantante ha già ricorso alla chirurgia plastica: labbra carnose e lineamenti visibilmente perfezionati. Nella sua incredibile e particolare bellezza Lana è diventata un simbolo per molte ragazze, che sognano di essere come lei. Ma la sua perfezione, fisica e musicale, è forse un limite che non le permetterà mai di liberarsi dell’accusa di artificialità. Chi è la vera Lana? Che fine ha fatto Lizzy? Per avere successo ha dovuto rivoluzionarsi e rivoluzionare la propria musica. Nel bene e nel male.

E’ innegabile che “Born To Die” risulti un disco ben riuscito, che ha saputo attrarre un pubblico estremamente eterogeneo: c’è chi lo apprezza indipendentemente dal valore musicale, più per il personaggio di Lana in sé, chi lo ascolta un po’ per caso, nel mare di voci pop femminili, senza coglierne grandi particolarità, c’è chi, forse pochi incuriositi, ne apprezzano gli elementi originali. Una cosa è certa, che piaccia o non piaccia, Lana Del Rey ha qualcosa di diverso, di unico e ha saputo farsi breccia in un mondo sovraffollato, all’interno del quale era estremamente difficile distinguersi e brillare. Ma che, come per tante altre, questo successo sia effimero, destinato a svanire in breve?

Sara Berardelli