Cabeki: viaggio in un mondo musicale tutto da scoprire

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Da qualche anno sulla scena musicale italiana, quella non commerciale, meno nota al grande pubblico, è apparsa una nuova e originale figura.

Mi riferisco ad Andrea Faccioli, in arte “Cabeki“, un musicista veronese, autore di un progetto davvero interessante, che seguo e apprezzo da tempo.

Con questa intervista, per la quale Cabeki si è reso gentilmente disponibile, ho il piacere di presentarvelo, invitandovi a scoprire la magia del suo lavoro.

 Come nasce il progetto Cabeki? 

“L’idea di Cabeki nasce nel 2006. All’epoca collaboravo con un teatro stabile per l’infanzia di Verona, la Fondazione Aida, e soprattutto con un regista/attore, Lorenzo Bassotto. Con lui e grazie a lui mi sono inventato un set di strumenti e musiche che potessero essere semplici ma efficaci, anche scenograficamente. Da qui è partito, qualche hanno dopo, il tentativo di mettere su disco musiche strumentali, composte e suonate interamente da me, e vedere cosa sarebbe successo.”

foto di Giulia Prati
foto di Giulia Prati

Una prima caratteristica che rende quest’artista unico nel suono genere riguarda, innanzitutto, le scelte strumentali. I suoni prodotti e accostati, con grande maestria, sono frutto di strumenti non propriamente comuni: si passa dal banjo, alla chitarra lap steel, al cumbus (oud turco), alla mandriola (un mandolino a 12 corde), al bouzouki, fino ad arrivare a strumenti americani dei primi del 900 come l’ukelin, l’autoharp e la bell harp.

Da dove deriva questa sua scelta artistica? 

“Mi ha sempre affascinato il mondo vintage in generale, e quindi anche gli strumenti d’epoca, magari bizzarri e poco usati, con le loro timbriche a metà fra il celestiale e lo sgangherato.”

Quali artisti hanno influenzato le sue scelte musicali?

“In Cabeki ci sono molti miei ascolti, da John Fahey a Jim O’Rourke, dalla Penguin Café Orchestra a Sufjan Stevens e tanti altri, ovviamente anche italiani, come Morricone, Rota o Carpi per citare dei compositori.”

Essendo un solista, immagino la difficoltà nel proporre in live le sonorità del disco. Come affronta questo problema?

“Fino ad ora usando una loop station, un marchingegno digitale che permette di registrare e rimandare alcune frasi in diretta. Per questo ho dovuto anche riarrangiare alcuni brani, che dal vivo sono quasi irriconoscibili. In futuro spero di riuscire a slegarmi dalla loop station, vedremo se riuscirò.”

foto di Giulia Mazzi
foto di Giulia Mazzi

La particolarità dei live è data, anche, dalla capacità di Cabeki di creare e a condurre lo spettatore in un’atmosfera suggestiva, attraverso la proiezione di immagini che narrano i viaggi compiuti negli anni ’80 da una sconosciuta signora. 

Che valenza ha, nei suoi concerti, l’aspetto “scenografico”? E che rapporto cerca di creare tra musica ed effetti visivi?

“Per accompagnarmi uso degli effetti visual molto retrò: un proiettore Super 8 con delle bobine d’epoca. Il tutto diventa abbastanza magico e straniante, anche se è molto laborioso lavorare con vecchie pellicole… però funziona e quindi va bene. Soprattutto perché si amalgama bene con l’intento evocativo sonoro, non diventa protagonista ma compagno di viaggio.”

foto di Giacomo Favilla
foto di Giacomo Favilla

So che sta lavorando al terzo disco. Può darcene qualche anticipazione? C’è una relazione con i precedenti lavori o sarà una nuova svolta?

“Non credo sarà una svolta, o almeno non lo posso dire io. Sono sempre molto istintivo nella scrittura, quindi non mi pongo mete, anche perché le mancherei inevitabilmente. La cosa diversa sicuramente sarà la partecipazione per la prima volta di musicisti esterni. Ho voluto far entrare nel disco amici musicisti, vecchi e nuovi. Celebrerò un matrimonio collettivo, dopo anni di convivenza, con chi mi ha accompagnato per anni in diversi progetti. Io ne sono molto felice, spero anche loro lo siano.”

Cabeki ha partecipato alla colonna sonora del documentario “I Core, My Climbing Family”, di Angelo Poli, pubblicato dal Corriere Della Sera. 

Parallelamente al suo progetto musicale, si è impegnato in numerose collaborazioni con altri artisti, tra cui Stefano “Cisco” Bellotti (ex voce dei Modena City Ramblers), Le Luci della Centrale Elettrica, e Xabier Iriondo (Afterhours). Questo in coerenza con la sua filosofia artistica che ci ha così sintetizzato: “Da chiunque c’è da imparare, ognuno ha il suo suono, la propria musicalità e intelligenza musicale, quindi è bello e doveroso ascoltare e condividere.”

Ringrazio Cabeki per la disponibilità, augurandogli la migliore fortuna per il suo progetto e v’invito a scoprirlo, sicura che molti di voi poi lo seguiranno.

www.cabeki.com

https://www.facebook.com/cabeki?ref=ts&fref=ts

 

Micol Simonato