Quando si tratta di musica underground, non si può non analizzare uno dei gruppi più influenti degli ultimi venticinque anni, ai quali vanno riconosciuti numeri da capogiro (85 milioni di album venduti in carriera) e importanti influenze artistiche provenienti dal “rock alternativo” degli 80, ok arriviamo al dunque, stiamo parlando dei “Rapid Eyes Movement” o meglio conosciuti come R.E.M.
L’album che proponiamo oggi è di fondamentale importanza per capire lo sviluppo stilistico della band originaria della Georgia, un disco dove regnano le chitarre acustiche, capace di vendere diciassette milioni di copie nel mondo e dove troviamo al suo interno capolavori come “Man on The Moon” dedicato al famoso showman televisivo Andy Kaufman e “Everybody Hurts”
Dopo la grande attesa generata dal successo mondiale con “Out of Time” del 1991 esce nell’anno successivo “Automatic for People”, prodotto dalla Warners Bros Records e forse ricordato come il lavoro più riflessivo della band, sia per quando riguarda il registro sonoro sia per la profondità dei testi proposti.
La gente è pregata a non soffermarsi ad ascoltare, ma a capire. Sembra questo il messaggio che vuole trasmettere Michael Stipe, leader carismatico del gruppo, ad un pubblico che negli anni novanta stava attraversando un momento confuso, sancito dalla fine della guerra fredda e catapultato nel boom della New economy, avvilito dalle paure che sembrano non voler sparire come la guerra e l’AIDS all’avvento frenetico di internet capace di cambiare tutto ancora una volta.
Automatic non è un disco fatto di tracklist, va oltre. Il gruppo vuol far arrivare all’ascoltatore quel senso di incertezza e nostalgia adottando un filone tematico “spaventoso” come la morte, ma proponendo un album che non conosce paura e non ha nessuna intenzione infonderla.
“Sono sempre stato paralizzato dalla mia insicurezza. Ma ho dovuto imparare a comunicare. Ho imparato a divertirmi”.
Il capolavoro è “Drive”, commovente in stile Mulholland Drive dove Stipe, accompagnato da uno dei più magici arpeggi di Buck, insieme alla sua voce crea un atmosfera dolce e ipnotica.
“Try Not to breathe” grazie a uno Stipe strappalacrime racconta in maniera leggera il desiderio di un anziano che facendo un resoconto della sua vita con la compagna si prepara serenamente a lasciare questa vita, un singolo che tra arpeggi e fraseggi tratta di eutanasia con una serenità agghiacciante.
“The Sidewinder Sleeps Tonite” si riconduce a una brano famoso “Il leone si è addormentato” degli anni ’60 di origine africana e rivisitato in pop rock dalla band.
Il viaggio continua con un singolo intenso come “Everybody Hurts”, dotato di grande impatto è caratterizzato da un ritmo lento scandito da un piano che fa da sottofondo a un contenuto forte, cercando di trasmettere coraggio a chi si sente deluso dalla vita o anche desidera porre fine alla vita stessa, cercando di trovare appoggio nelle persone care ed amici. È diventato un inno alla solidarietà umana. “hold on” “resisti!”.
Il disco resta sempre su sonorità soffuse, orchestrali, firmate con maestria anche da John Paul Jones dei Led Zeppelin. Ed è la volta di “New Orleans Instrumental No. 1” una necessaria pausa strumentale prima di “Sweetness Follows” che tratta di contrasti e incomprensioni famigliari risolvibili grazie alle piccole cose che ci uniscono.
“Monty Got a Raw Deal” e “Man on The Moon” sono entrambi degli elogi funebri rispettivamente per Montgomery Clift e Andy Kaufman scomparsi prematuramente.
Con “Ignoreland” troviamo un vero e proprio sfogo dei R.E.M. contro i repubblicani e la presidenza Bush in uno stile che si avvicina al pop-rap, mentre con “Star Me Kitten”, pezzo lento e melodioso, ci accingiamo a incontrare il capolavoro in stile remiano e simbolo della band americana “Man on The Moon”.
Il tutto si conclude con la poetica e armoniosa “Find The River”.
“Automatic for people” rappresenta per i R.E.M. il traguardo tanto atteso, dove il successo commerciale ha incontrato un album che confinarlo nella musica pop risulta quasi delittuoso. Album al di sopra delle righe, da avere assolutamente nella propria collezione da buon amante di musica: una perla.
Travain Marco