
«Il passato non possiamo cambiarlo; possiamo avere rimpianti, rimorsi, ricordi di felicità. Il futuro invece è incertezza, desiderio, inquietudine, spazio aperto, forse destino. Possiamo viverlo, sceglierlo, perché ancora non è; tutto vi è possibile…».
Pubblicato nel 2017 dalla casa editrice Adelphi e parte della collana Piccola Biblioteca Adelphi (numero 705), «L’ordine del tempo» è il con cui Carlo Rovelli ha reso partecipi i non-fisici della ricerca che si sta svolgendo riguardo un tema che interessa ognuno di noi: il tempo.
Seguendo le orme di «Sette brevi lezioni di fisica», l’ultimo libro del fisico teorico è immancabilmente presente nelle classifiche dei libri più venduti in Italia nel corso degli ultimi mesi (cfr. Top 100 libri: Feltrinelli).
Lo stile rimane esemplare, anche se, in mia opinione, meno scorrevole del libro precedente a causa della pesantezza dell’argomento: spiegare la fisica generale in parole semplici rappresenta una sfida di per sé, non stupisce quindi la difficoltà nello spiegare teorie (come, per dirne una, la gravità quantistica a loop) che non sono ancora state dimostrate tramite esperimenti.
Nelle tre pagine iniziali Rovelli ci prende per mano e ci mostra la struttura del trattato; ci fa riflettere fin da subito di quanto il tempo ci sia «familiare ed intimo», e demistifica la percezione sbagliata che abbiamo sempre avuto di questo fenomeno ponendoci delle domande a cui lui risponderà più avanti nel libro: «Perché ricordiamo il passato e non il futuro? Siamo noi a esistere nel tempo o il tempo esiste in noi? Cosa significa davvero che il tempo “scorre”? Cosa lega il tempo alla nostra natura di soggetto?».
Rovelli divide l’opera in tre parti di diversa lunghezza: nei primi capitoli tratta – o meglio demolisce – la storia della fisica del tempo, e svela come tutto ciò che abbiamo sempre dato per scontato e che ci è stato insegnato a scuola sia in realtà sbagliato. In altre parole: «La differenza fra passato e futuro – fra causa e effetto, fra memoria e speranza, fra rimorso e intenzione – nelle leggi elementari che descrivono i meccanismi del mondo non c’è».
La seconda parte raccoglie i relitti di questa demolizione e cerca di darvi un senso coerente, nonostante la rivelazione più strana ed incredibile, ovvero che il tempo – così come il presente – non esiste: «Quando Robespierre liberò la Francia dalla monarchia, l’Europa dell’Ancien Régime temette fosse la fine della civiltà. […] Ma l’Europa ha potuto vivere benissimo anche senza il Re di Francia. Il mondo può continuare a vivere benissimo anche senza Re Tempo».
Per finire, nella terza e ultima parte (e più difficile dal seguire) del libro viene affrontato questo mondo privo di tempo: «Fin qui, è stato il tempo per demolire il tempo. Ora è tempo di ricostruire il tempo della nostra esperienza. Cercarne le sorgenti. Capire da dove viene».
Fisica e filosofia si confondono grazie ai frequenti riferimenti a studiosi quali Aristotele, Anassimandro, Husserl, Heidegger, Proust, per non parlare delle frasi di apertura di ciascun capitolo, tratte da opere di Shakespeare e Nietzsche. Rovelli rimane fedele a se stesso rinunciando al meccanicismo e alle formule per privilegiare una narrazione dal tono più dolce e cauto. Non scrive del tempo astratto dal nostro mondo, ma di come il tempo viene percepito da noi in ogni momento, dai nostri antenati, e dagli altri punti dell’universo. Instancabile, tenta di rendere con esempi semplici e concreti ciò che abbiamo scoperto essere inafferrabile perché inesistente. D’altro canto, Einstein tutto questo già lo sapeva: «Per noi che crediamo nella fisica la divisione tra passato, presente e futuro è solo un’ostinata illusione» disse più o meno un secolo fa.
Consigliato a chi: è sempre stato affascinato da questo strano fenomeno, percezione, maledizione, regalo, denaro… che è il tempo. Questo è un libro rivelatorio, non solo a livello di conoscenze, quanto a livello personale: Rovelli ci fa accorgere dello «scivolare che sentiamo bruciare sulla pelle» di ogni singolo secondo non è altro che una congettura. In modo entusiasmante, demolisce, per poi però ricostruire. Rovelli ci lascia a bocca aperta di fronte agli invisibili, meravigliosi segreti della vita.
