LETTERATURA – La battaglia di “Una donna”

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Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”.

Definizione di “femminicidio”, come cita il Devoto-Oli

Fin dall’inizio di questa recensione ci tengo a precisare che il libro scelto da me questa settimana per voi, oltre ad avere grande valore dal punto di vista letterario, contiene al suo interno trattata una delle questioni più importanti e più dibattute di tutte le epoche: la condizione femminile in Italia.

“Una donna” di Sibilla Aleramo è molto più di un semplice romanzo, in questo caso non è importante la trama o i personaggi ne tanto meno la forma stilistica, quello che emerge e che l’autrice vuole sbatterci in faccia è la tematica principale del libro. Esso venne pubblicato tra il 1906 e il 1907 dall’autrice piemontese che per esigenze professionali muta il suo nome reale: Rina Faccio. Come lei faranno altri scrittori fondamentali della letteratura italiana del novecento basti pensare a Italo Svevo oppure a Ignazio Silone.

Nonostante la distanza di tempo che ci separa dal romanzo esso assume caratteri di estrema contemporaneità. Più di un secolo è passato ma la condizione femminile risulta anche al giorno d’oggi fortemente discriminata.
Circa ogni giorno aprendo un qualsiasi tipo di giornale ci troviamo davanti alla parola “femminicidio”, una letta veloce sorseggiando il nostro caffè, sorvoliamo l’argomento e si torna alla solita vita. Siamo incuranti del fatto che questo fenomeno si stia sviluppando e allargando a dismisura in tutta Italia. La cosa si aggrava quando siamo proprio noi donne magari a non sapere nemmeno in cosa consista questo fenomeno e questo perchè manca l’informazione ma soprattutto perchè alle volte, purtroppo, sembra che tante e forse troppe battaglie a favore della donna siano state davvero vane.

Così la storia di questa donna, che rimarrà per tutta l’opera anonima, servirà alla Aleramo in primo luogo per portare avanti la sua battaglia e il suo progetto, ovvero parlare della condizione femminile in Italia a causa delle leggi dei primi anni del 1900. Questa donna rappresenta tutte noi quando ci vengono negati i nostri diritti, quando un uomo ci sottomette alla sua dittatura e non ci permette di formare un nostro spirito critico. La trama è semplice, quasi scontata: questa ragazza trascorre tutta la sua giovinezza in maniera spensierata, a causa di una delusione paterna decide di sposarsi a soli sedici anni con un uomo che non amerà mai. Sarà proprio questa unione a rovinare per sempre la vita della donna, tranne per un frangente: la nascita del loro figlio. Sarà proprio per il bambino che cercherà di resistere, di provare a salvare la sua famiglia, fino a quando dovrà decidere se salvarsi o cadere per sempre nel baratro.

Libro amato da molti ma nello stesso tempo assai criticato. Viene definito “romanzo di battaglia” poichè l’unico strumento che rimane all’autrice per cercare di formare un’opinione pubblica e di essere civilmente incisiva.
Non è un’opera solo di “bello stile” è piuttosto un’opera di denuncia. Anche oggi con la lettura, con l’informazione, con i mezzi multimediali di cui disponiamo possiamo denunciare tutte le crudeli inciviltà che capitano alle donne. Non dobbiamo sempre pensare che le cose siano così distanti da noi.

STOP AL FEMMINICIDIO!
http://www.stopalfemminicidio.it/

Andrea Pitton