“E così ricopro la mia nuda perfidia
con antiche espressioni a me estranee rubate ai sacri testi
e sembro un santo quando faccio la parte del diavolo.”
William Shakespeare, Riccardo III, atto I, scena III
Il Corvo è una graphic novel del 1988, scritta da James O’Barr. La storia parla di Eric Draven, un poeta, perdutamente innamorato di una ragazza: Shelly; i due sembrano destinati a sposarsi, ma una notte, mentre sono per strada, vengono fermati da dei criminali drogati, che, in cerca di “divertimento”, uccidono Eric per poi violentare Shelly fino alla morte. A un anno di distanza Eric viene riaccompagnato nel mondo dei vivi dal “corvo”, un’entità sovrannaturale che gli dona l’invulnerabilità e un’accresciuta percezione sensoriale. Con questi poteri ora il giovane, assetato di vendetta, vuole l’occasione per pareggiare i conti. Il cammino di Eric sarà dunque lastricato dal sangue di quelli che gli hanno strappato la vita e donato la morte, ma anche dai sentimenti che questi prova per chi, come lui continua a soffrire; sarà suo il compito di capire se il dolore che affoga il mondo possa finire solo dopo la morte.
Scritto più di vent’anni fa, Il Corvo ha una trama che sa di già visto e già sentito, infatti l’idea stessa del corvo traghettatore di anime è un chiaro riferimento alla mitologia nordica. Tuttavia non ci si rende pienamente conto che è esso stesso il capostipite di questo genere di storie, a lungo sfruttate nel tentativo di emulare il primo successo. L’ispirazione venne all’autore quando sentì di due fidanzati tragicamente uccisi a Detroit per un anello da 20$, ma O’Barr trae spunto anche dalla propria vicenda personale: infatti la moglie era morta poco tempo prima, a causa di un drammatico incidente. Quello che colpisce davvero però non è la trama in sé, ma la capacità dell’autore di rendere partecipe il lettore del dramma psicologico ed emotivo del protagonista (per citare lo stesso Eric: “Vittime… Non lo siamo tutti?”) questo grazie anche ai disegni che si presentano per lo più cupi e inquietanti. Tutto ciò rese celebre il fumetto soprattutto tra gli appartenenti alle allora neonate culture goth e dark che facevano della sofferenza interiore un loro vessillo. Altro punto forte sono i dialoghi: a dir poco magnetici sono ricchi di citazioni, riferimenti e allusioni a poeti del calibro di Milton e Baudelaire.
L’opera si presenta quindi nel complesso buona e sicuramente meritevole di lettura, se non altro per l’insegnamento finale che se ne trae: “le case bruciano, le persone muoiono, ma il vero amore è per sempre!”
Curiosità: è opinione diffusa che avere a che fare troppo da vicino con questa graphic novel porti sfortuna; infatti Brandon Lee, che nel 1994 interpretò Eric Draven nell’omonimo film, morì sul set, a causa di un colpo d’arma da fuoco esploso accidentalmente durante le riprese.
Andrea Pettenuzzo