
Vincitore del contest “Senza Spine 2014” promosso dal Fishmarket di Padova, Simone, sotto il nome di Ulisse Schiavo, pubblicherà a breve il suo primo EP. Un folk-blues energico, creato tramite un’elettrica, una cassa e una voce limpida e istintiva, che sta dando una scossa a Padova e non solo.
Da che background musicale provieni e come questo ti ha condotto al tuo attuale progetto?
“La passione per la musica mi è stata trasmessa da mio padre, che ha sempre suonato, cantato e influenzato i miei primi ascolti. Sono passato dal cantautorato a Police, Dire Straits e Santana per identificarmi poi, alle superiori, nel panorama indie. Ho iniziato a suonare la chitarra perché la batteria non ci stava in casa, sperimentando per un periodo anche il bongo e il sax. Impazzisco per il blues, il jazz e in generale la cosiddetta musica nera. Ho cominciato scrivendo pezzi strumentali con delle strutture in crescendo, per poi provare a cantare, riuscendo finalmente a far emergere la passione e l’istinto tipico dei bluesman”.
Qual è stato il momento in cui hai cominciato a considerare l’idea di diventare seriamente un musicista?
“La svolta è stato il contest dell’anno scorso al Fishmarket che, incredibilmente, ho vinto. Bisognava inviare tre pezzi inediti per la selezione e consapevole del fatto che mi avrebbero giudicato e di avere un termine, ho perfezionato e strutturato dei brani che avevo scritto in precedenza. Il periodo successivo alla vittoria è stato un uragano, ho registrato allo Studio 2 e a breve uscirà l’EP sotto un’etichetta di Roma che segue il panorama indipendente folk e blues italiano. I Sotterranei invece mi fanno da booking”.
Quale pensi sia il punto forte che ti distingue da altri musicisti del tuo stampo?
“L’empatia, il riuscire a trasmettere qualcosa all’ascoltatore facendo cose semplici, il riuscire ad aprirmi, essere vulnerabile e sincero sul palco, dove mi sento a casa. Sono più la direzione e il modo in cui canto a fare la differenza, che le parole che dico, dietro alle quali c’è qualcos’altro che vuole uscire”.
https://www.youtube.com/watch?v=RJqYOA-ImaE
“Rain & Bone Mama”, cosa racconta?
“Parla di un incontro con un venditore ambulante al mercatino dell’usato in Prato della Valle. Sono molto affascinato dall’Africa, dalle tribù e dalla vicinanza istintiva che le caratterizza. Ho visto quest’uomo africano con cui mi sono sentito subito in connessione. Mi ha raccontato la provenienza degli oggetti che vendeva e mi ha salutato con un ‘ci vediamo in Africa’, frase riportata nel pezzo”.
Qual è la dimensione live in cui ti senti più a tuo agio?
“Gli ambienti che preferisco sono i circoli piccoli e intimi e il regalo più bello è vedere che le persone mi ascoltano veramente, cosa difficile da ottenere nel baretto, dove rischi di diventare accompagnamento. Anche i festival sono interessanti perché c’è uno scambio continuo di musicisti che ti permette di ascoltare, parlare, incontrare e imparare”.
Qui potete trovare la pagina Facebook ufficiale di Ulisse Schiavo.