– Luigi Zanetti, nei giorni scorsi è uscito “La voce dell’alba”, suo nuovo libro (edizioni Scatole Parlanti) presentato ufficialmente il 2 febbraio a palazzo Moroni a Padova. A ventisei anni, questa è per lei già la seconda pubblicazione: da dove nasce il bisogno di scrivere?
«All’inizio era un bisogno di liberarsi dei pesi che occupavano la mente e si prendevano troppo spazio nella vita di tutti i giorni. Adesso è la voglia di raccontare un mondo per come lo vedo e che comunque posso cambiare da una pagina all’altra. In ogni romanzo inserisco due persone importanti che fanno o hanno fatto parte della mia vita. Al momento sono state tutte donne».
– In breve, di cosa parla “La voce dell’alba”?
«È la storia di Giulio, diciassettenne che dopo la fine del rapporto con la sua fidanzata si trova a fare i conti con vari problemi e allontanamenti. Cose che, a quell’età, possono trasformare l’esistenza. E la storia del professor Romani, docente vicino alla pensione, che è alla ricerca del significato smarrito del suo matrimonio. In ogni caso, entrambi hanno la necessità di ritrovare se stessi e di mostrare agli altri il lato migliore dei propri sentimenti».
– Quali sono i temi principali del romanzo?
«L’amicizia. L’adolescenza, il rapporto con i coetanei, la cattiveria mascherata tipica dell’età, la gelosia. Amore e morte, e il rapporto tra questi, che a volte separati da un filo troppo sottile, da un minuto di ritardo nella vita».
– Nel mondo di oggi, in base alla sua percezione, c’è ancora spazio per i sentimenti autentici?
«Deve esserci sempre. Anche se il mondo è cambiato, c’è sempre il bisogno di amare ed essere amati. Non è mai troppo tardi per amare e per mostrare i nostri sentimenti a chi se lo merita. Non si può vivere senza amore».
– E per la lettura c’è ancora spazio (o tempo)?
«Sono convinto che i libri possano salvare le persone. Quando ci soffermiamo, nella nostra libreria, su un volume che magari abbiamo letto molto tempo fa, sappiamo che quel volume custodisce una parte di noi. E quando lo riapriamo è come se tornassimo al ricordo che è rimasto incastonato dentro. Leggere è scoprire posti nuovi senza alzarsi da una poltrona. È viaggiare senza bisogno di prendere il treno o l’aereo».
– Ci racconti un po’ di lei…
«Conduco una vita normale. Studio neurofisiopatologia all’Università di Padova. Amo uscire a cena, e “fare spritz”. Sono un appassionato di basket e faccio il tifo per la classe arbitrale padovana alla quale ancora appartengo: quando posso, quindi, vado a vedere qualche partita».
– Il prossimo libro è già in cantiere?
«Sì. L’ho ripreso in questi giorni dopo essere stato impegnato con le ultime correzioni del romanzo appena uscito. I protagonisti sono un uomo e una donna. Sullo sfondo, nascosta, c’è però un’altra donna, che determinerà molto del futuro dei due personaggi principali».