ESTE. Un omaggio a Gianbattista Tiepolo e alla pala di Santa Tecla, realizzata dal grande artista veneziano per il duomo cittadino. È ciò che rappresenta la mostra inaugurata domenica al Museo Nazionale Atestino, dedicata al Tiepolo stesso e ai protagonisti dell’incisione veneta del ‘700, curata da Federica Gonzato, Fabrizio Malachin e Francesco Paolo Petronelli. Sono esposte alcune rarità, tra cui la matrice originale della pianta della città confezionata da Girolamo Franchini per il volume “Ricerche istorico-critiche delle Antichità di Este” di Isidoro Alessi. Si possono poi ammirare opere di Longhi, Piazzetta, Bellotto, Ricci, Carlevarijs, Canaletto e numerosi altri autori. Una proposta culturale che il pubblico ha già dimostrato di apprezzare, come testimoniano le centinaia di persone presentatesi domenica, approfittando anche dell’ingresso gratuito in occasione della “Settimana dei musei”, a palazzo Mocenigo. Una proposta legata a un linguaggio artistico particolare e spesso sottovalutato, quello dell’incisione, che invece a partire dal 1730 a Venezia conosce una notevole fioritura. Una proposta che arricchisce e completa la visita al cantiere della pala di Santa Tecla, ospitato per le ultime fasi del restauro presso la Sala delle Colonne del Museo.
Storia di un capolavoro. Fino al 1748 il duomo di Este aveva già la sua tela principale: si trattava della “Glorificazione di San Lorenzo Giustiniani”, firmata da Antonio Zanchi. Al centro era raffigurato l’arciprete Marco Marchetti, suo committente. L’opera venne però giudicata inadeguata dal vescovo di Padova Carlo Rezzonico, perché troppo autocelebrativa. Fu quindi spostata in una parete laterale, lasciando la chiesa orfana di una pala maggiore. Tra 1758 e 1759 la Magnifica Comunità di Este affidò allora l’incarico a Giambattista Tiepolo, il maggior pittore dell’epoca: riuscì a ottenere i suoi servigi forse proprio grazie alla mediazione di Rezzonico, nel frattempo diventato papa. L’artista, attenendosi alle indicazioni ricevute, ritrasse la protettrice della città che prega Dio affinché salvi la comunità dalla terribile pestilenza del 1630. Nacque così “Santa Tecla intercede per la liberazione di Este dalla peste”, posta in duomo il 24 dicembre 1759. Nei secoli l’opera ha subito alcuni interventi di restauro. L’ultimo è quello che l’ha portata lontano da Este nel 2012, fino al ritorno dello scorso 8 febbraio.
La bellezza della tela. Uno degli aspetti che più colpiscono della pala (olio su tela, 7 per 4 metri circa) è la sua straordinaria forza narrativa. La parte inferiore presenta scene di profonda disperazione: si nota, in particolare, il dolore straziante di una bambina accanto al corpo della madre, ormai morta. Sullo sfondo il profilo della città, del suo Castello e le sagome dei Colli Euganei. La parte superiore, invece, è dominata dalla figura del Padre Eterno e dalle schiere celesti, con la Peste che viene scacciata. Il restauro ora avviato a conclusione, al quale hanno contribuito, fra gli altri, Parrocchia di Santa Tecla, Diocesi di Padova, Comune, Fondazione Cariparo, il Museo Nazionale Atestino e la Soprintendenza, ridarà all’opera lo splendore originario, in vista della sua ricollocazione nel presbiterio del duomo.
Le visite. La mostra “Tiepolo e i protagonisti dell’incisione veneta del ‘700” è aperta fino al 9 giugno tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30. L’ingresso al cantiere della Pala di Santa Tecla è riservato invece al mercoledì dalle 9 alle 12 e al giovedì dalle 14,30 alle 17,30. Aperture straordinarie del cantiere sono previste per sabato 23 marzo, sabato 27 aprile e sabato 8 giugno, dalle 9 alle 12. Di domenica, la visita ai lavori di restauro sul retro della pala d’altare sarà garantito il 7 aprile, il 12 maggio, il 2 e il 9 giugno dalle 15 alle 18. Si potrà accedere alla mostra e al cantiere aperto con il regolare biglietto del Museo.