Eat Me: i giovani e il ritorno alla terra

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Si avvicina sempre più il periodo di scelta delle università e tra rete e giornali cartacei fioriscono articoli riguardo le scelte dei ragazzi. C’è chi commenta, chi critica, chi si limita a riportare dati. Con l’articolo di oggi vorrei andare aldilà delle università, penetrare in un mondo che sta prendendo sempre più i giovani: l’agricoltura.

Tra i molti articoli che mi sono trovata a leggere ultimamente, riguardanti i ragazzi e il futuro, la maggior parte erano d’accordo sull’affermare che una percentuale sempre maggiore di noi stia “tornando alle radici”, ad occuparsi della terra e dei suoi frutti. Così ho pensato di verificare se anche qui nella bassa padovana è presente questo fenomeno.
Il sabato mattina ad Este c’è il mercato e girando tra le bancarelle che vendono alimenti  si vedono effettivamente un buon numero di ragazzi al lavoro, ho così deciso di avvicinarmi a una di loro per chiederle qualcosa riguardo ciò che l’ha spinta a trovarsi dov’è.

F: Ciao Erica, sono Francesca di Estensione, un e-magazine in cui scrivono i giovani per i giovani, e mi occupo della rubrica Eat Me in cui tratto il tema dell’alimentazione. Dal momento che ultimamente sento spesso parlare di “giovani e agricoltura”, quando ti ho vista ho pensato di farti qualche domanda, ti dispiace?
E: No, no assolutamente, anzi sono contenta. Volevo dirti che non sono da sola, c’è anche il mio ragazzo che lavora con me.
F: Come prima cosa posso chiederti quanti anni hai?
E: Io 24, il mio ragazzo 27.
F: Di cosa vi occupate e da quanto tempo più o meno?
E: Io sono in mezzo a questo mondo perché i miei hanno un’azienda agricola, quindi ci sono cresciuta, lui invece viene da un ambiente molto più cittadino. L’ho trascinato e ha cominciato a piacergli, anzi è quasi più infervorato di me ora!
F: Quindi per te è stato più un continuare la strada dei tuoi che una scelta vera e propria.

E: Faccio anche altri lavori oltre a questo, sto studiando per diventare grafica e illustratrice. Sono ben conscia del fatto che non si possa vivere solo di questo perciò porto avanti da sempre anche la collaborazione con i miei, poi il biologico si sta molto sviluppando e credo ne valga la pena.

F: Speri di sviluppare qualcosa di tuo riguardo il biologico o stai seguendo qualche altra iniziativa?
E: La strada del biologico era già stata avviata dai miei, io mi occupo soprattutto della vendita diretta perché ho bisogno ancora di chiarirmi bene le idee riguardo il futuro.
F: Vi occupate solo di frutta e verdura o tenete anche animali?
E: A casa mia ci si occupa di verdura di stagione, frutta no perché non abbiamo alberi da frutto. Però la nostra azienda fa parte di una cooperativa che si chiama El Tamiso (il setaccio per la farina, in dialetto) che è presente in tutta Italia. I soci riuniti producono sia frutta che verdura, ma anche formaggi. Poi ai banchi noi vendiamo i prodotti di tutti.
F: Tu quindi non hai un rapporto diretto con la terra.
E: In realtà dò una mano saltuariamente, raccolgo fragole, i lavori più piacevoli. Per il resto è mio papà a occuparsi del grosso.
F: Conosci altre persone della tua età che abbiano fatto una scelta del genere o che hanno cambiato radicalmente la loro vita?
Che abbiano cambiato nettamente non so, però c’è qualche ragazzo che lavora con me ai banchi, personalmente in realtà non ne conosco.
F: Grazie per l’aiuto Erica, scusa il tempo che ti ho rubato! Ciao!
E. Grazie a te, buona giornata.

Dopo aver parlato con Erica ho contattato un membro della nostra redazione (Umberto Marsilio) che sapevo essere coinvolto nel mondo agricolo. Anche con lui sono usciti spunti molto interessanti sull’argomento e un approccio un po’ diverso. Nell’immagine in alto si può vedere Umberto al lavoro con le sue mucche.

F: Ciao Umberto! So già che studi Scienze Politiche e hai 21 anni, so anche che lavori in campagna. Di cosa ti occupi di preciso?
U: Io mi occupo di agricoltura, settore dell’allevamento e sementi.
F: Tu che ruolo hai?
U: Sono un giovane agricoltore, l’azienda è intestata a me anche se la realtà è comunque familiare. Abbiamo sia sementi che allevamento. Coi sementi utilizzo macchine agricole, guido il trattore soprattutto. Per le mucche è questione di alimentarle e controllare che abbiano da bere, lo stesso con le galline, è solo meno impegnativo, perché sono galline da uova, non hanno bisogno di tanta assistenza. Pur non considerando inferiore il lavoro con le piante, preferisco il contatto con gli animali, in particolare quando viene il momento di seguire la nascita di un vitellino e la sua crescita accanto alla madre.
F: Quindi sei tu che ti occupi in prima persona dei lavori interni?
U: Sì, la maggior parte del tempo sì.
F: La scelta di fare questo lavoro da cosa è nata?
U: Ho scelto per due motivi. In primo luogo perché sono convinto che i giovani debbano tornare a riscoprire i valori insiti del mondo agricolo, come tenere lavoro e famiglia un tutt’uno, sono valori concreti, capire che dalla terra è nata la nostra civiltà, che l’agricoltura ha una funzione anche ambientale, non solo di sfruttamento, ma di protezione dei viventi che la popolano. Poi perché l’agricoltura è il settore primario, non ci possono essere gli altri due se questo cede, ecco perché sta avendo una crescita così ampia, sembra che molti l’abbiano capito.
Io credo che questo lavoro non sia per gente poco scolarizzata, perché molti giovani agricoltori oggi sono o laureati o diplomati, il concetto dell’agricoltore con la vanga, il cappello e le bestemmie sta pian piano cambiando.
F: Con protezione dei viventi, a cosa ti riferisci?
U: L’agricoltura si lega alla troppa urbanizzazione del nostro suolo, soprattutto in Veneto. Purtroppo dagli anni 70 ai giorni nostri, non si è dato il giusto spazio all’agricoltura, sono continuate opere di urbanizzazione sbagliate che hanno sottratto spazio al Verde. Bisogna essere ben consci di ciò che ci circonda.
F: Cosa speri di sviluppare col tuo lavoro?
U: Una realtà che possa essere d’esempio agli altri giovani. Perché da una parte grazie alla mia azienda creiamo un’occupazione per ragazzi che abitano qui nel nostro paese, dall’altra perché può far capire anche a chi è più scettico che una realtà agricola moderna oggi è solida. Il mio lavoro è anche fatto di coraggio, di sapersi mettere in gioco, e vuole essere stimolante per gli altri.
F: Tu credi nel biologico e nel kilometro zero?
U: Certamente, è una sfida per il futuro, i prodotti devono essere più certificati e la filiera deve essere accorciata, ciò avvantaggia sia produttore che consumatore.
F: Parli con molta passione.
U: Ce l’ho da quando ero piccolo, sono sempre vissuto in un ambiente abbastanza agreste, libero, spazioso. Nel tempo è andata consolidandosi, è solo aumentata col passare degli anni.
F: Conosci qualcuno della tua età che faccia questo lavoro per scelta?
U: Sì, Alberto P., anche lui vive dalle mie parti, fino ad ora ha dato una mano in casa ma ha intenzione di continuare per questa strada nel futuro.
F: Grazie per la tua disponibilità Umberto e buona fortuna con la tua AgriMars!

U: Grazie a te, buona serata.

Erica è ancora indecisa sul suo futuro, Umberto è molto sicuro invece, entrambi però hanno dato un’idea positiva del loro lavoro ed entrambi lo accompagnano allo studio che rivela anche qui la sua importanza. Se avrò occasione approfondirò l’argomento andando a visitare qualche giovane azienda con obiettivi particolari. Nel frattempo invito ciascuno a riscoprire l’agricoltore che ha in sé. Basta una cassettina di legno sul davanzale, con dell’argilla espansa e un po’ di terriccio all’interno per far crescere, con un’innaffiatina quotidiana, delle piantine di basilico, timo, erba cipollina, origano da usare nella nostra cucina di tutti i giorni.

Se siete troppo pigri per cercare la cassetta adatta, comprare argilla e terriccio e capire quando seminare, quando innaffiare… provate a visitare l’indirizzo www.growtheplanet.com/Erbizia e iniziate un FarmVille della vita reale, cosa fare vi sarà scritto quotidianamente per e-mail.  

Francesca Forapani