Toro Scatenato (dev’essere guardato)

0
670

toro-scatenato-1980

  • Regia: Martin Scorsese
  • Sceneggiatura: Paul Schrader, Mardik Martin
  • Cast: Robert De Niro, Joe Pesci, Cathy Moriarty, Frank Vincent, Nicholas Colasanto
  • Durata: 129 minuti
  • Genere: Drammatico
  • Anno: 1980

TRAMA

Jake La Motta è un pugile italoamericano del Bronx, conosciuto appunto come “Toro del Bronx”. Raggiunge la fama grazie alla sua forza e resistenza. Comincia quindi a sfidare avversari sempre più forti, i veri incontri però, quelli più difficili, li combatte fuori dal ring, contro il fratello, contro la moglie, ma sopratutto contro se stesso.

CRITICA

Uno tra i punti più alti dell’intera filmografia di Martin Scorsese è proprio “Toro Scatenato”.

La ragione probabilmente, è che ha dedicato a questo film un impegno maggiore di quello che ha dedicato ai precedenti, poichè riteneva sarebbe stato l’ultimo. Infatti, il regista newyorkese era stato precedentemente ricoverato in ospedale per una potente depressione, causata dal mancato successo di “New York, New York”. Fortunatamente, Robert De Niro si presentò a lui con la biografia di Jake La Motta, un pugile del Bronx. Scorsese inizialmente non accettò l’offerta dell’attore in quanto non attratto dai film sportivi, ma la lunga insistenza di De Niro riuscì convincere il regista sulle enormi potenzialità di quel testo.

Appunto per la sua antipatia per film di questo genere, Scorsese decise di adottare un punto di vista differente nelle inquadrature durante il combattimento. Adottò una visuale frontale, che gli consentì di aumentare l’impatto visivo dei pugni inferti da De Niro, creando nello spettatore una maggior impressione di violenza e brutalità di quella che è chiamata “nobile arte”.

“Toro Scatenato” segue il filone ideologico di “Main Streat” e “Taxi Driver”, disegnando una parabola che raggiunge il culmine della vita di un uomo, al suo totale disfacimento successivo, per poi cercare la redenzione. Jake La Motta combatte quelli che sono suoi nemici sul ring, sfogando la sua rabbia personale sugli avversari e su chi gli sta attorno. Capirà poi, quando si troverà da solo in carcere, che il vero nemico era se stesso.

Provava piacere nell’autodistruggersi, incitando l’avversario a colpirlo con forza, per poi restituire i fendenti con maggior vigore. Altresì provava l’incessante necessità di inventarsi continui tradimenti della moglie con il fratello. Questo istinto primordiale è la chiave del film, come in molti film di Scorsese dello stesso periodo cioè la necessità del protagonista del “non quieto vivere”, del bisogno di aver qualcuno contro, non solo sul ring, ma in tutta la vita.

Uno dei fattori per cui viene ricordato questo film, è la magistrale interpretazione di Robert De Niro, riconosciuta con il Premio Oscar per la Miglior Interpretazione Maschile. Il motivo per cui lo vinse, oltre la sua solita grande performance, fu il suo sorprendente cambiamento fisico: durante le riprese del film De Niro ingrassò 30 chili, provocandosi disturbi fisici, tanto da costringere la produzione a velocizzare le riprese per permettergli di tornare in linea. A causa di questo mutamento del suo corpo, le riprese del film vennero divise in due parti allungando di molto i tempi di lavorazione. 

Il cambiamento di peso raggiunto per questo film non fu l’unica sfida dell’attore italoamericano; per interpretare al meglio l’ex-campione dei pesi medi La Motta, De Niro ebbe anche la fortuna di parlare e studiare il vero Jake La Motta. Per riuscire a muoversi sul ring come un vero pugile, De Niro seguì dei veri allenamenti di pugilato, partecipando anche a tre incontri, di cui due vinti. Pochi attori nella storia del cinema si sono calati nel personaggio cosi a fondo e così intensamente.

Scorsese e  Powell scelsero insolitamente di girare una scena in bianco e nero, causando qualche malumore all’interno della MGM, nonostante lo facessero per motivi del tutto razionali. Intendevano per prima cosa distinguere in maniera chiara il loro “Toro Scatenato” da “Rocky”, uscito qualche anno prima. In secondo luogo volevano creare con il bianco e nero un contesto che richiamasse ancor di più il periodo in cui era ambientato il film, pensando anche di evitare così tagli da parte della censura sulle scene violente, in cui il rosso sangue avrebbe risaltato eccessivamente; infine e soprattutto per l’alto deterioramento delle pellicole stampate prodotte da Eastman.

Comunque sia, il bianco e nero fu una scelta felice, in quanto Powell, il direttore della fotografia, riuscì a dare sfumature così particolari che nessun film a colori sarebbe riuscito a creare. Le luci sul ring, le ombre che si stagliano pesanti dietro ai protagonisti, in poche parole, trasformano l’esperienza emotiva in esperienza visiva.

Thelma Schoonmaker ha architettato un montaggio in maniera magistrale: la fedelissima montatrice di Scorsese, che ha collaborato in quasi tutti i suoi film, ha realizzato un capolavoro destinato a fare scuola, vincendo anch’essa l’Oscar come Miglior Montaggio.

Un piccolo aneddoto finale: per ricreare la sonorità dei pugni, registrati da Frank Warner, vennero colpiti pomodori e angurie. Dopo il montaggio, i nastri vennero distrutti affinché nessuno potesse riutilizzarli.

VALUTAZIONE

Senz’ombra di dubbio, “Toro Scatenato” è il miglior film sul pugilato che sia mai stato realizzato. In questo film non c’è solo sport, c’è tutta la filosofia di un autore, che aveva provato sulla sua pelle l’autodistruzione. Scorsese, pensando che questo dovesse essere il suo ultimo film, mise tutto il suo impegno, realizzando un vero e proprio cult. Fatevi colpire dalla potenza di questa pellicola, occhio però ad evitare i ganci.

VOTO9
CITAZIONI

“Me li ricordo ancora gli applausi, me li sento ancora nelle orecchie, e me li porterò dietro per tutta la vita. Mi ricordo una sera… levai l’accappatoio e cascò il mondo: m’ero scordato i calzoncini. Ricordo tutti i K.O. e tutti i ganci, tutti i jab: è il sistema peggiore per fare una bella cura dimagrante. La mia non è stata una vita squallida: anch’io ho avuto… Ma mi farebbe piacere sentirmi applaudire quando recito, come fate con Laurence Olivier quando recita Shakespeare: “un cavallo, un cavallo”. “Il mio regno per un cavallo”… Sono sei mesi che non ne becco uno! Ma io non sono Olivier, anche se mi farebbe piacere. E poi lo vorrei vedere sul quadrato a recitare: se con Sugar si misurasse, chi sa quante ne pigliasse! Per cui datemi un’arena giacché il Toro si scatena, perché oltre al pugilato sono attore raffinato! Questo è spettacolo!”

Giulio Zancanella

http://www.youtube.com/watch?v=T7OgWZYjYaI