The Wolf of Wall Street (perde il vizio)

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·      Regia: Martin Scorsese
·      Sceneggiatura: Terence Winter
·      Cast: Leonardo Di Caprio, Jonah Hill, Matthew McConaughey, Jean Dujardin, Rob Reiner, Margot Robbie, Jon Bernthal
·      Durata: 179 minuti
·      Genere: biografico
·      Anno: 2014

TRAMA

A Wall Street, nei primi anni ’90, tutti avevano in bocca un solo nome: Jordan Belfort.  A 28 anni, cioè nel 1990, fonda la Stratton Oakmont in un magazzino abbandonato e dopo poco tempo, la sua società si ritrova nei piani alti di Wall Street. La sua grande cupidigia e la sua dipendenza dalle droghe però, gli annebbiano il pensiero e quando un uomo vuole più di quello che può avere, il baratro del fallimento è sempre dietro l’angolo.

CRITICA

La coppia Scorsese-Di Caprio, giunta alla quinta collaborazione, torna nei grandi schermi, imponendosi al pubblico che prontamente risponde bene al botteghino, subendo il fascino dalle due grandi firme. Oltre i nomi però, non c’è molto altro per cui restare affascinati. Dopo un decennio di grandi successi, Scorsese non riesce a centrare a pieno l’obiettivo, sbagliando tecnicamente l’approccio al film.
Il regista newyorkese ha utilizzato una sceneggiatura molto buona e appropriata al suo stile, scritta da Terence Winter (famoso grazie alla serie televisiva “Soprano”) ma senza utilizzare il suo classico metodo di lavoro post-produzione.
Intendiamoci: qualunque film fatto da Scorsese resta sopra la media generale, ma in questo film, nonostante la presenza della sua fedele montatrice Thelma Schoonmaker (tre volte premio Oscar per il montaggio) non riesce a dare quella costanza ritmata ad un personaggio che ne avrebbe avuto bisogno. Manca quindi, una delle caratteristica basilari del film di Scorsese: il ritmo; vuoi che sia per la “poca” colonna sonora, vuoi per i lunghi monologhi o per una storia complessa ma il risultato finale, è che alla stragrande maggioranza del pubblico, il film è stato “bello-ma-lungo”.  Detto questo, ci sono alcuni elementi di grande valore da valutare in maniera positiva, ad esempio la rottura della quarta parete, con Di Caprio che parla direttamente al pubblico, un umorismo basato sugli eccessi di Belfort, che con le sue varie sbronze crea situazioni comiche esilaranti.
Fondamentale l’interpretazione di Leonardo Di Caprio, il quale vince un Golden Globe e conquista l’ennesima candidatura agli Academy. La sua parte è stata complicata sotto diversi punti di vista: quello fisico (comportarsi come un drogato per uno che non lo è non è cosa semplice) ma soprattutto quello della caratterizzazione psicologica del personaggio; Di Caprio ha passato molto tempo a contatto con Belfort per cogliere ogni sua più piccola sfumatura e rappresentare appieno l’amoralità che lo contraddistingue. “The Wolf” è un film molto voluto dall’attore statunitense, che vista la difficile interpretazione, spera di ottenere finalmente un Oscar (ma forse non sarà la volta giusta); sembra proprio che alcune scene del film siano state create solo per permettergli un monologo.  Un plauso a Jonah Hill, attore alla seconda candidatura per miglior attore non protagonista, dopo “Money Ball”; una spalla fantastica, con una parte difficile tanto quella di Di Caprio.
La presunta positività del personaggio, esaltata dal pubblico con frasi tipo “quanto è figo!! Tira coca con biglietti da 100!! Voglio essere come lui!!”, dev’essere ovviamene interpretata all’’interno del contesto della vicenda; Scorsese in quasi nessuna delle sue pellicole ha voluto trasmettere principi morali, vuole semplicemente raccontare una storia, come in “Toro Scatenato” o in “Casinò”; è inutile fare i moralisti con registi della tipolgia di Scorsese.

VALUTAZIONE

“The Wolf of Wall Street” è indubbiamente un bel film, molto divertente e con una recitazione appassionata, ma finisce per annoiare; è un Colosso di Rodi con i piedi d’argilla, tre lunghe ore con molte ripetizioni e personaggi completamente inutili (vedi la prima moglie di Belfort). Ribadisco, il Gekko versione drogata fatto da Di Caprio è frutto di grande studio e lavoro, con la sicurezza che il personaggio di Belfort diventerà un idolo delle masse.
Non è paragonabile ai grandi classici del regista americano, con mio grande dispiacere, però d’altronde, non tutte le ciambelle vengono con il buco.
Consiglio di andarlo a vedere a tutti i maschietti per un esagerata presenza di ragazze molto, ma molto, disinibite.

VOTO
6 1/2

CITAZIONI

“Mi chiamo Jordan Belfort. L’anno in cui ho compiuto 26 anni ho guadagnato 49 milioni di dollari, il che mi ha fatto molto incazzare perchè con altri 3 arrivavo a un milione a settimana”