E’ la storia di Rafael Padilla, interpretato da Omar Sy (famoso per il suo ruolo in “Quasi Amici“) primo artista di colore a esibirsi in Francia nel 1886. Rafael viene scoperto in un circo di nicchia da George Foottit (uno dei clown più importanti della sua epoca), interpretato da un bravissimo James Thiérrée. Insieme creeranno un sodalizio rivoluzionario, dando vita a una coppia di clown mai vista prima di quel momento. Il film comincia con dei toni estremamente comici anche se è visibilmente impregnato della tipica malinconia zingara/francese, i colori sono sgargianti e cupi, a indicare la contrapposizione tra la risata del palcoscenico e la lacrima fuori da esso. La pellicola esplora moltissimi temi, la discriminazione è sicuramente quello più palese e facile da individuare. Parigi durante la belle époque è una città estremamente liberale, ma col passare dei fotogrammi ci si accorge che molta della sua liberalità è pura apparenza e che il successo di una persona di colore non viene visto di buon occhio.
Mister Chocolat verte anche sul significato della parola “artista“, è giusto identificare qualunque persona che sale su un palco e intrattiene dei spettatori come artista? O vi è qualcosa di più che ci identifica come tale, qualcosa di più che ci rende un tutt’uno con l’arte? Rafael Padilla si chiederà continuamente tale domanda, cercando di trovare una risposta alla propria angoscia. Un’angoscia dapprima repressa sotto le spoglie di una menzogna, sotto le spoglie di un mondo solo all’apparenza puro e sognante, ma che in verità è tetro e tempestoso. Mano a mano che il film avanza, i toni diventano sempre più cupi e malinconici a rappresentare la trasformazione del protagonista, Rafael parte dal nulla, e nel nulla più assoluto egli è puro, candido. Ma più il successo avanza più egli si rende conto che il mondo in cui vive non è l’idillio che prima pensava, la perdita di purezza non necessariamente lo rendono una persona cattiva, la sua bontà rimane sempre intatta, ma lo rendono una persona sempre più fragile, come una foglia in balia della tramontana. Donne, alcool e gioco d’azzardo sono le cose che lo tengono legato ad un mondo terreno e tetro, teatro di tragedie e malinconia.
La sua ingenuità viene meno sempre più, e la consapevolezza di sé lo rende sempre più intelligente e capace, portandolo però a una estrema infelicità. L’aumento della consapevolezza porta al dolore e alla tristezza, Rafel lo scopre ben presto e paga malvolentieri il prezzo della conoscenza con la moneta della malinconia, sapendo che tornare alla sua beata ignoranza è oramai pura utopia. Rafael è un uomo sempre più spezzato e porta il dolore di tutto il suo popolo sulle spalle, è questo dolore che lo spinge a cercar di essere quel qualcosa di più, per dare una speranza a tutte le persone di colore che credono nella libertà, cercando di far capire alla società bianca che il colore della pelle è ininfluente. Questo lo porterà a cercare di elevare la sua arte, cercando di staccarsi di dosso l’etichetta di clown, tenta quindi di entrare nel mondo del teatro per cercare di ottenere la parte che più lo rappresenta, l’Othello di Shakespeare.
Omar Sy e James Thiérrée regalano due interpretazioni fantastiche, intrise di comicità e dolore, dando vita a due personaggi del quale non è possibile non innamorarsi. L’intera pellicola porta a riflettere sulla figura dell’artista e sulla storia di un uomo che era destinato a essere un esempio per l’intera comunità di colore e non solo. Un uomo che portava su di sé il peso dell’odio e del disprezzo, un uomo che cercava di combattere tali ombre con la risata di un bambino prima e la saggezza delle parole poi.