- Regia: Gennaro Nunziante
- Sceneggiatura: Gennaro Nunziante, Checco Zalone
- Cast: Checco Zalone, Marco Paolini, Robert Dancs, Miriam Dalmazio, Aurore Erguy, Valeria Cavalli.
- Genere: commedia
- Durata: 90
- Anno: 2013
TRAMA
Checco lavora in un albergo come facchino, con la passione della finanza. Decide di lasciare il lavoro, per diventare rappresentante di aspirapolveri. Ha molto successo, in quanto vende molti modelli al suo grande parentado. Però i parenti finiscono e le cose cominciano ad andargli male. Lascia molti debiti in sospeso e la moglie non lo perdona di questo, di conseguenza lei chiede la separazione. Checco promette al figlio di portarlo a fare una vacanza da sogno se prenderà tutti 10 in pagella; puntualmente il figlio lo accontenta e Checco si dovrà impegnare a rispettare la promessa nonostante i suoi molti problemi economici.
CRITICA
Il pubblico ha decretato il vincitore della stagione cinematografica 2013. Gli incassi fatti da “Sole a Catinelle” sono secondi solo a quelli di “Cado dalle Nubi”, sempre un film con Checco Zalone. È riuscito a portare al cinema quasi 3 milioni di Italiani, numero che è destinato a crescere. Ma perché solo Checco Zalone riesce a fare il pastore, portandoci al cinema come pecore?
Evidentemente il pubblico si era stancato dei vari De Sica e Boldi e dei loro cine-panettoni, che sono stati sostituti dall’ex comico di Zelig. Zalone ha caratteristiche che lo avvicinano di più alla gente comune rispetto ai personaggi dei film di Neri Parenti (imprenditori, uomini d’affari che si divertivano a cornificare le loro mogli). Lui è il classico cafone italiano, ignorante, subdolo e pronto ad arricchirsi facilmente, il pubblico lo vede, si sente superiore a lui quando in realtà è il perfetto specchio della società italiana. Con questo non sto dicendo che “Sole a Catinelle” si preoccupa di temi sociali, ma affronta i problemi che vengono ripresi più spesso dai media italiani, cioè la crisi e le sue conseguenze. Un altro grave problema è che lo fa senza nessuna morale, che invece è necessaria quando si deve fare umorismo “serio”; se vado a vedere un film per divertirmi e basta non ne esco arricchito, ma con 7 euro in meno. Il divertimento deve farci capire quali sono i temi seri, ci deve dare spunti di ragionamento e non distrarci dalla realtà ma aiutarci a trovare una concentrazione.
Indubbiamente ci sono alcune gag molto simpatiche, è pur sempre un comico di successo, però sono tutte decontestualizzate dalla storia.
È interessante il fatto che la casa di produzione del film sia la Medusa, e che questa appartenga ad un certo Signor B., questo B. ha anche molte reti televisive, dove la pubblicità del film è stata pompata più di ogni altra pellicola in questo periodo; voi non la chiamate concorrenza sleale?
Non è necessario spendere molte parole per quel che riguarda la parte tecnica del film (regia, sceneggiatura, montaggio recitazione, fotografia ecc.), anzi ne basta una: pupù.
Mi è dispiaciuto molto vedere Marco Paolini in mezzo a questo film, lui che dell’umorismo nel teatro è sicuramente uno degli esponenti più alti.
VALUTAZIONE
Se fosse per me, non ci sarebbero film del genere ma purtroppo (o per fortuna) io non rappresento tutto il pubblico. È mio compito però ricordare che la cinematografia è un’arte, di cui noi italiani abbiamo scritto molte pagine nella sua storia; ci dobbiamo davvero rassegnare, piegare ad un cinema “cattivo” e senza scopo?
Comunque, questo film è arte solo per Andrea Diprè.
VOTO
5 ½
CITAZIONI
Nicolò: “Papà, e se il parroco ti confessasse che sono…”
Checco: “Sei cosa?”
Nicolò: “Sonooo…”
Checco: “Dai si può ancora risolvere…”
Nicolò: “Omosessuale!”
Checco: “Ah, che bello, pensavo comunista!”
Giulio Zancanella