CINEMA – Cultweek: Il Vizietto

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  • Regia: Eduard Molinaro
  • Sceneggiatura: Eduard Molinaro, Jean Poiret, Francis Veber
  • Cast: Ugo Tognazzi, Michel Serrault, Clair Maurier, Remi Laurent, Michel Galabru
  • Durata: 93 minuti
  • Genere: Commedia
  • Anno: 1978

TRAMA

Una coppia di omossessuali gestisce un locale, dove si tengono spettacoli di travestiti, nella città marittima di Saint Tropez. Un giorno ritorna a casa il figlio di uno dei due omossessuali, avuto dall’unica relazione etero di questo. Il figlio sempre cresciuto con loro ha deciso di sposarsi con la figlia di un presidente di un partito ultra conservatore, il quale non sa l’orientamento sessuale dei due futuri consuoceri. Ecco che la visita dei genitori della ragazza in casa della coppia gay, sarà l’incipit di una numerosa serie di gag esilaranti.

CRITICA

Nel cultweek di questa settimana riscopriamo un classico della commedia francese: “ Il Vizietto”; un film del 1978 decisamente avanti coi tempi, che molto probabilmente avrebbe portato scandalo anche nei giorni nostri.  Il film è tratto da una pièce teatrale omonima di grande successo, ben cinque anni di fila nel cartellone al Palais-Royal di Parigi, la quale continua tutt’oggi ad essere riproposta in tutto il mondo. Anche la versione cinematografica ebbe molto successo, ricevendo tre candidature agli Oscar e vincendo un Golden Globe come miglior film straniero. Il film ebbe due seguiti e un rifacimento americano, “Piume di Struzzo” con attori Robin Williams, Gene Hackman e Nathan Lane

Le coppie omossessuali, la crescita dei figli all’interno di queste, il matrimonio, il bigottismo e la politica non sono argomenti con cui si scherza con molta facilità al giorno d’oggi, figuriamoci alla fine degli anni 70. Un umorismo tagliente e canzonatorio, riesce a coinvolgere il pubblico, facendolo ridere a crepapelle su argomenti di grande valore sociale, portando quindi una riflessione in chiave ironica.

Il punto forte del film è senza dubbio il fantastico connubio recitativo che si è creato fra Tognazzi e Serrault, i quali riescono con una perfetta simbiosi a ricreare nell’insieme il rapporto marito-marito (a). I gesti, la voce, l’atteggiamento e le scenografie sono studiati per accentuare l’omosessualità dei due personaggi, ma senza la volontà di esagerarla, ma renderla più evidente e più comica, senza inserire alcuna volgarità gratuita.

Tecnicamente è ben fatto, ma sicuramente non è eccelso e non s’impone di esserlo. La colonna sonora di Morricone è come sempre (o meglio quasi) perfetta e inattaccabile. Da segnalare il bel piano sequenza iniziale all’interno del Cauge aux folles, il locale della coppia, dove ci si trova circondati da ballerini transessuali mentre danzano un valzer,  come per indicare di lasciarsi trascinare nel grande e strano ballo che è questa pellicola.

VALUTAZIONE

Un film da non perdere per chi ama la commedia più irriverente, d’ispirazione per tutti i futuri comici. Un pezzo da novanta come Tognazzi riesce sempre a dare sfumature particolari ad un film e l’aggiunta di Serrault è la ciliegina sulla torta.

Quindi entrate tutti alla Cage aux folles, e danzate insieme a questa pellicola esilarante, con un ritmo a tempo di valzer, per infine buttarvi fra le braccia di un bellissimo travestito.

VOTO: 7

CITAZIONI

“Bisogna che impari innanzitutto a tenere la roba in mano: la fetta va tenuta virilmente, come fa un macellaio, l’imburramento dev’essere fatto come un facchino e il te va bevuto come beve un bicchiere di vino un bracciante del Sud! E non piangere, per favore, non piangere ogni volta che ti faccio una giusta osservazione!”

Giulio Zancanella