“Alien: Covenant”, un viaggio alla ricerca del superuomo

Il secondo capitolo della saga prequel di "Alien" è molto più splatter del precedente, ma resta un buon prodotto che non riesce a levarsi di dosso un alone di incompiutezza. Siete d'accordo con noi?

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Titolo: Alien: Covenant
Attori: Michael Fassbender, Katherine Waterston, Billy Crudup, Danny McBride e Demián Bichir, Guy Pearce
Regista: Ridley Scott
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Pietro Scalia
Durata: 122 minuti
Genere: Horror/fantascienza
Trailer: Clicca qui

Trama: Secondo capitolo della saga prequel di Alien, ambientato dieci anni dopo la spedizione “Prometheus”. L’equipaggio della nave coloniale “Covenant”, alla ricerca di un pianeta abitabile, trova salvezza su un pianeta fino a quel momento ignorato dalle mappe.

Giudizio: Con “Alien: Covenant“, Ridley Scott, forse mortificato dalle critiche contrastanti ricevute per il suo “Prometheus”, primo capitolo della nuova saga di “Alien”, decide di troncare ogni legame col passato. Solamente piccoli e fugaci legami vengono mantenuti, come la presenza di David (Michael Fassbender), androide tra i protagonisti del primo capitolo.

Prometheus” era un film denso di significati filosofici, non era un tipico horror, venivano esplorate domande di matrice esistenziale. Il filo conduttore del primo capitolo della saga era la conoscenza delle proprie origini. L’intero film si snodava sulla ricerca degli “Ingegneri”, fantomatica civiltà aliena, responsabile della creazione del genere umano. “Covenant” invece, è più fedele allo schema tradizionale dell’horror. Viene così repentinamente abbandonata la storia degli “Ingegneri”, per poter donare allo spettatore una esperienza (forse) più coinvolgente.

In verità, con una lettura più approfondita, ci si accorge che anche in questo capitolo vengono rimarcati temi esistenziali, come per esempio il pericolo dell’intelligenza artificiale o del Superuomo. David, l’androide, si dimostra ancora come un essere machiavellico e senza scrupoli, ponendosi come autentico protagonista della nuova saga. Fassbender è un autentico fenomeno nel doppio ruolo che gli viene affidato, dando risaldo alla figura del “doppio”, del Doppelgänger. Walter e David, due facce della stessa medaglia, uno imbrigliato dal suo stesso creatore, condannato ad una vita di oblio, una vita da servo. L’altro, invece, forza irrefrenabile, figlio in principio, ora padre e creatore. Creatore di una nuova specie, quella degli Xenomorfi, dopo anni e anni di esperimenti.

È chiaro l’intento di David di ergersi a essere superiore, ponendosi come unico elemento in grado di guidare una nuova civiltà verso la salvezza. David è un “uomo” di genio, in quanto rifiuta di piegarsi alle norme livellatrici della morale comune, ergendosi a Deus nell’assoluta autonomia della sua opera creatrice, come essere che trascende dal bene e dal male. Wolski, celeberrimo direttore della fotografia, dona al film il suo occhio vigile e riesce a regalare allo spettatore una fotografia di prim’ordine. La sceneggiatura invece non è delle migliori, e per quanto “Covenant” sia comunque un film horror, ci si aspettava una storia decisamente meno scontata e prevedibile.

I colpi di scena (se si possono definire tali) sono facilmente intuibili da qualunque spettatore. I toni sono sicuramente molto dark, e il sangue si è visto sgorgare con più veemenza rispetto al precedente capitolo, rendendo questo nuovo capitolo di Alien molto più “splatter“. In conclusione, “Covenant” è di certo un buonissimo prodotto (con i suoi alti e bassi), ma nonostante ciò, non riesce a staccarsi di dosso un alone di incompiutezza, quasi che la pellicola fosse ancora un bozzolo in attesa di sbocciare.