Arte, arte, arte… Appena pronunciamo questa parola, la nostra mente viene bombardata da milioni di flash: “La Venere” di Botticelli, “La notte stellata” di Vincent Van Gogh, “Golconda” di René Magritte. Artisti del passato e artisti recenti. Infinite immagini, opere, istanti e ricordi lasciati in una qualche esposizione o galleria d’arte.
Questa settimana ho spaziato un po’ più nel profondo, nei meandri nascosti di questo mondo artistico d’oggi, e sono riuscita a scovare un artista che mi ha lasciata basita e sorpresa.
Juan Francisco Casas
Naque nel 1976 in Spagna. Seguì gli studi a Granada, durante i quali ricevette il Premio Nazionale per la Miglior Tesi dal Ministero dell’Istruzione e della Scienza spagnolo. Si laureò nel 2003 e proseguì poi la sua attività formativa nella stessa università, insegnando in un corso di grafica e stampa.
Durante la sua carriera, intraprende anche un tour di esibizioni in tutta Europa. Viaggia verso Madrid, verso New York, Londra, fino a giungere anche qui in Italia, all’Accademia Spagnola a Roma nel 2008.
Disegnatore, poeta, fotografo, pittore. Juan decide di rivoluzionare il suo punto di vista nei confronti dell’arte dedicandosi al ritrattismo. Prende alcuni dei suoi scatti e li riproduce su tela utilizzando una semplicissima e banale penna a sfera.
Segue la tecnica del fotorealismo, immortala attimi di trasgressione e puro erotismo. Corpi nudi, scene di sesso, docce provocanti. Immagini momentanee che nascono in un sottofondo di semplice ironia.
“E’ nato tutto da un semplice scherzo.” – afferma Casas – “Volevo solamente creare stupore nella gente, trovandosi di fronte a qualcosa di strettamente reale. Volevo far capire che non è importante il materiale utilizzato per dare vita a quello che vogliamo, ma ciò che ne facciamo di esso.”
Marta Goldin