A Christmas Carol, Un Canto Di Natale

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“Ho cercato in questo breve libro di evocare il fantasma di un’idea che non intende mettere di cattivo umore nei confronti di se stessi, degli altri, del periodo festivo o del sottoscritto. Possa questo fantasma aleggiare nelle vostre dimore, rallegrandole, senza che nessuno desideri scacciarlo.”

Il Vostro fedele amico e servitore Charles Dickens (dicembre 1843)

Scritto nel 1843 da Charles Dickens “A Christmas Carol”, noto in Italia come “Un Canto di Natale” è una delle opere di cui in questo periodo di feste si sente parlare di più; infatti il racconto dell’autore inglese è entrato nell’immaginario collettivo di tutti noi, anche grazie ai mass media che ci propinano la stessa minestra in salse diverse da anni: cinema, televisione e giornali raccontano la storia del vecchio Scrooge, che alla vigilia di Natale viene visitato da tre Spiriti con il compito di fargli prendere coscienza della vita arida e sterile che sta conducendo.

La cosa sorprendente in tutto ciò è che davvero pochissimi hanno letto il racconto originale, accontentandosi dei numerosi adattamenti; ed è per questo motivo cari lettori che il vostro affezionatissimo in queste vacanze si è riletto brevemente la favola di Dickens.

La prima cosa che salta all’occhio è che questo breve racconto esula dagli altri lavori dell’autore: libri come “Hard Times” o “David Copperfield” sono pervasi dal più estremo realismo che mette a nudo le ipocrisie e i problemi della società vittoriana; questa favola invece è un’opera di fantasia, dove magia e mistero pervadono il racconto, conferendogli un aspetto fiabesco.

Tuttavia Dickens non rinuncia per questo a trattare le tematiche che gli sono care: anche qui l’autore ci descrive le vite delle fasce più deboli della popolazione inglese, mettendo in risalto come queste fossero trattate come figli non voluti di cui bisognava sbarazzarsi (vedi Oliver Twist). L’autore inoltre pone nuovamente l’accento sulla tematica infantile, mostrando al lettore le condizioni di estrema miseria in cui versavano i bambini della popolazione, e come, nonostante la fortuna avversa, in questi continuasse a brillare la luce dell’innocenza e della fanciullezza, in aperto contrasto con l’idea del tempo, che negava i diritti dell’infanzia, considerando i bambini come “piccoli adulti”.

Scrooge si presenta infatti come l’incarnazione stereotipata della classe sociale borghese, arricchitasi e inariditasi, diventando ormai sorda alle sofferenze del resto della popolazione

Il messaggio finale che vuole lasciare l’autore non è scontato, o come molti sostengo ipocrita e buonista : Dickens usa il periodo natalizio come pretesto per invitare tutti i lettori a fare un profondo esame di coscienza per capire se si sta conducendo una vita generosa, sia con sé stessi che con gli altri.

Andrea Pettenuzzo

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